Porto Vecchio, 7 traslochi «Milioni spesi per niente»
Chi ha speso 2 milioni e chi «molte centinaia di migliaia di euro». Chi ha vuotato un capannone affittando un corteo di 800 camion, e chi fa il cuculo nel posto preso in prestito per ormeggiare 40 barche senza più casa, con certezza di ulteriore prossimo sfratto. «Bastonati due volte» si sentono gli sfrattati da Porto vecchio, le sette aziende che hanno dovuto sloggiare in drammatica fretta per consegnare le aree a Portocittà, che nel minuto stesso ha annunciato il proprio ritiro, e quei terreni non ha più voluto, denunciando la nullità della concessione.
La vicenda di Porto Vecchio con la capitolazione dei concessionari ha fatto altre sette vittime: Tergestea, Bevagna, Tripmare, Sosemar, Albass, Crismani ecologia e Sea Service, Athena. Storie diverse, morale unica: «Un lavoro pazzesco, l’Autorità ci ha molto aiutati, ma adesso chi ci rifonderà simili costi?». Gli spazi sono rimasti vuoti.
«Già nel 2009 e poi nel 2010 avevamo paventato quello che sta succedendo, ma “nemo propheta in patria” - protesta Alessandro Bullo, amministratore delegato della Crismani ecologia che in porto assicura la pulizia degli specchi acquei e lo smaltimento dei rifiuti delle navi -, avevamo risposto anche noi alla gara pubblica nel 2008 con un progetto per realizzare un “Centro socio-culturale dinamico per la nautica e servizi annessi e la creazione di un polo cantieristico e di manutenzioni navali”, come fatto da Rimorchiatori riuniti per il Porto antico di Genova. Avremmo impegnato i 79.148 metri quadrati della nostra concessione, per la quale in 40 anni abbiamo versato milioni di euro in canoni concessori».
Vinse Portocittà. E la Crismani, fra roventi polemiche perché era sfrattata senza avere una sede alternativa, si è comprata adesso per 2 milioni un capannone e aree scoperte sul Canale industriale e in territorio di San Dorligo, «ma le nostre unità nautiche sono ora ormeggiate - prosegue Bullo - anche in terza e quarta fila in Porto nuovo e Porto petroli, con enormi difficoltà operative e rischi. Per nuovi ormeggi dovremo spendere un altro milione. Era necessario spendere tanto per avere qualcosa che già c’era? E se non lo era, chi ci rifonderà tutti questi costi?».
Guido Valenzin, spedizioniere con la Tergestea srl ma anche presidente della categoria, ha un’altra pesante storia, anzi questa è la seconda. Perché già aveva dovuto traslocare una volta: per vuotare i magazzini destinati al concessionario che resta, Greensisam (concessione del 2001). La “riqualificazione” avanza ma non si realizza mai. Ora Valenzin si è fatto più in là per Portocittà: «Liberato un capannone da 7000 metri quadrati pieno di alluminio e zinco di Borsa, allestito un nuovo magazzino, pagato il trasporto con 800 camion, una spesa di molte centinaia di migliaia di euro. E una corsa contro il tempo. Il progetto di Portocittà - prosegue Valenzin - era molto ambizioso, prevedeva anche case, in una città con 900 mila metri quadrati sfitti. Ma soprattutto: se i concessionari volevano lo spostamento del Punto franco lo hanno chiesto? Altrimenti mi ricordano quel qualcuno che si lamentava sempre di non aver vinto la lotteria, però non giocava mai. Io spero - conclude - che le cose si chiariscano. Che l’Autorità portuale ci rimetta a disposizione quelle aree».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo