Porto unico, pronto il decreto Ma i tempi sono un’incognita

Documento “bollinato” dal Ragioniere generale dello Stato. Però non è finita qui Servono pure gli ok delle commissioni parlamentari e la legislatura è agli sgoccioli
Bonaventura Monfalcone-21.01.2016 Incontro in porto per nuovi lavori-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-21.01.2016 Incontro in porto per nuovi lavori-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Lo scalo di Monfalcone nell’Autorità di sistema portuale dell’Adriatico orientale: un parto lungo e travagliato che non è affatto finito. C’è il decreto:
Il Piccolo
è in possesso di una delle copie più recenti, si tratta dello schema di decreto che deve firmare il presidente della Repubblica. Mancano però ancora alcuni passaggi essenziali e nessuno osa più fare previsioni, o ancor peggio date. Prudentissima pure l’Authorithy di Trieste, dove il segretario generale Mario Sommariva, con tutte le cautele del caso, ipotizza una possibile conclusione dell’iter non prima di qualche mese. Ma potrebbe servire molto più tempo, considerando che lo scioglimento delle Camere è a un passo e che, considerati gli intoppi e i problemi del decreto (non ultimo il fuoco amico nel centrosinistra con l’intervento del senatore Lodovico Sonego in Commissione Trasporti) le perturbazioni e i ritardi potrebbero non essere finiti.


Quello che è certo però è che si tratta oramai di un documento pronto, controfirmato dagli uffici, in particolare del Ragioniere generale dello Stato, in data 5 dicembre. Un documento, come si dice nel gergo ministeriale, “bollinato”, controllato, completo dello schema tipico dei decreti e, quello che conta, delle relazioni illustrativa e tecnica con le conseguenze finanziarie. C’è però una parte ancora mancante e riguarda i via libera obbligatori. Si comincia con la deliberazione preliminare del Consiglio dei ministri. Su questo, quasi certamente, non ci dovrebbero essere problemi. Ma ecco il parere della Conferenza delle Regioni (Conferenza unificata). Si passa quindi a quello del Consiglio di Stato. Poi i possibili scogli. Servono i pareri delle competenti commissioni della Camera e del Senato. Qui i problemi potrebbero farsi sentire. Il cerchio si chiude con la deliberazione finale del Consiglio dei ministri e del ministro delle Infrastrutture. Ed ecco le parti sostanziali del nuovo regolamento. Nell’articolo 1, quando si parla di Autorità di sistema portuale dell’Adriatico orientale, dopo le parole «Porto di Trieste» sono inserite le seguenti «e Porto di Monfalcone».


Particolarmente interessanti le relazioni illustrativa e tecnica. Dopo tutta una serie di considerazioni di tipo economico e logistico e sulle direttrici dei traffici, si va alle motivazioni. «Si prevede di superare l’eccessivo localismo attuale nell’area del Nord-Est migliorando la coesione e la relazione con i porti esteri conseguendo peraltro obiettivi maggiori in termini di competitività per i porti di Trieste e Monfalcone. Per tale motivazione il porto di Monfalcone viene inserito all’interno dell’Autorità di sistema in modo da creare un unicum con il porto di Trieste, esaltando la diversità degli scali nell’unitarietà degli obiettivi. Tra gli obiettivi di breve periodo vi è anche l’eliminazione dell’apparato amministrativo di supporto al Porto di Monfalcone. Ciò comporterà inevitabilmente anche una riduzione dei costi di funzionamento relativamente a tale porto». Un nodo da chiarire in maniera precisa. Ora la gestione è in capo alla Regione (infrastrutture e concessioni), tasse e altre incombenze spettano all’Autorità marittima (la Capitaneria di Porto). Ma c’è di mezzo l’Azienda speciale Porto di Monfalcon,e che si occupa delle aree che sono di proprietà e di numerosi interventi in porto. Come si riuscirà e sbrogliare questa matassa?


Per quanto riguarda infine le risorse finanziarie, come specifica la parte tecnica, la situazione è chiara: verranno garantite dagli introiti derivanti dal gettito delle tasse portuali e dalle concessioni rilasciate dall’Autorità di sistema, per Trieste e per Monfalcone.


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