«Porto strategico sulla via della Seta»
L'Italia deve sfruttare ogni opportunità «per ritagliarsi un proprio spazio di azione attraverso l'Adriatico o via terra» per non restare ai margini della Nuova via della Seta, il piano «One Belt One Road» per collegare la Cina con l'Europa, un progetto che vale nel suo complesso 1.400 miliardi di dollari.
Il piano. È quanto emerge da uno studio di Sace sul progetto per la creazione di due corridoi, uno terrestre attraverso l'Asia Centrale e uno marittimo attraverso l'Oceano Indiano e l'Africa. Il piano prevede 900 cantieri prioritari, attraversa 11 ed ha una dimensione economica che vale come il pil nominale di Paesi come Canada e Russia. «Mentre nelle vie della seta di Marco Polo l'Italia era un polo di partenza e di arrivo, nella Nuova via della Seta l'Italia rischia di rimanere in secondo piano», avverte Sace ricordando che nel Mediterraneo la Cina ha già investito sul porto del Pireo che ora «rappresenta un'alternativa ai porti italiani, con minori opportunità commerciali per le aziende italiane che sembrano tagliate fuori dalla rotta». Ma l'Italia può contare su un settore logistico-portuale «composto da un cluster di 160.000 aziende per un valore di 220 miliardi di euro, e un primo tentativo di inserirsi nel progetto fa capo alla North Adriatic Port Association, di cui fanno parte i porti di Venezia, Ravenna, Trieste, Capodistria e Rijeka».
Gentiloni. Lo stesso premier Gentiloni ha detto che l'Italia «con i suoi porti - da Genova e Trieste (e i loro corridoi ferroviari con l'Europa) ma anche Venezia - offre una capacità portuale come credo nessuno». Da qui il ruolo strategico dello scalo triestino per il governo come ha rilevato anche la presidente del Fvg Debora Serracchiani: «La puntuale menzione del porto di Trieste fatta dal presidente Gentiloni ribadisce quanto sia chiaro al Governo il valore del nostro scalo e quanto grande sia il suo potenziale strategico non solo per la regione ma per tutto il Paese».
La North Adriatic Port Association ha iniziato a lavorare su un progetto al largo di Venezia per creare una piattaforma offshore plurimodale - spiega Sace - con la capacità di ricevere navi con portate elevate provenienti da Suez. Il progetto, dal costo di 2,2 miliardi, finanziato in parte con fondi pubblici (350 milioni stanziati dal governo italiano) permetterebbe all'Adriatico di offrire un punto d'accesso al mercato tedesco più diretto rispetto a quello del competitor greco. Un ulteriore passo in questa direzione è il tunnel del San Gottardo che connette Italia e Svizzera e con il futuro tunnel del Loetschberg (previsto per il 2020), che connetterà Zurigo a Milano in due ore e mezza.
Riproduzione riservata © Il Piccolo