Porto San Rocco, un ”conto” da 958mila euro
Vecchi e nuovi amministratori accusati di aver ricevuto fondi europei senza averne avuto diritto
Porto San Rocco
Porto San Rocco è finito nel mirino della Procura della Corte dei Conti. Il presunto danno erariale ammonta a quasi un milione di euro, per l’esattezza 958.646 e 62 centesimi oltre a rivalutazione, interessi e spese di giudizio. L’accusa per otto tra ex e attuali amministratori e quella di aver ricevuto contributi comunitari per lo sviluppo turistico erogati nell’ambito dell’Obiettivo 2 senza averne il diritto. Sono stati citati: l’ex presidente Aldo Mazzocco e i consiglieri Dario Azzano, Massimo De Meo, Gianluca Pivato, Roberto Ferraresi, Edoardo De Pantz, Mario Mella di Muggia e Giorgio Paoluzzi di Trieste. Citata in via sussidiaria anche la Banca Popolare Friuladria nella persona del legale rappresentante Angelo Sette, in quanto tesoriere-controllore e praticamente gestore della convenzione che, secondo la procura contabile, avrebbbe avuto l’esplicito obbligo di informare la Regione o la finanziaria Friulia degli eventuali inadempimenti dei beneficari del contributo pubblico.
Tutto nasce dal decreto del 17 dicembre del 2008 in cui il direttore regionale del Commercio e del turismo concedeva alla Porto San Rocco Spa il contributo per la realizzazione di un porto turistico alimentato da un cofinanziamento comunitario e statale appunto nell’ambito dell’Obiettivo 2.
Le indagini della Guardia di finanza hanno evidenziato che, come si legge nell’atto di citazione firmato dal vice procuratore Emanuela Pesel Rigo, «la società ha disposto dei beni realizzati con contributo pubblico, in particolare i posti auto e i posti barca, con modalità in aperto contrasto con le prescrizioni imposte dalla concesione del denaro pubblico».
Spiegano i giudici contabili che i beni realizzati sono stati offerti in vendita a terzi assieme a appartamenti non oggetto dell’erogazione pubblica e quindi non vincolati. Nella citazione si parla di «un’operazione immobiliare ambigua in modo tale da riuscire comunque a lucrare dei finzanziamenti pubblici che con tale tipologia di intervento non sarebbero comunque risultati compatibili». Situazione ritenuta bizzarra, che - come è evidenziato dagli atti - emerge con la richiesta di liberatoria che la stessa Porto San Rocco aveva presentato alla Regione ma che era stata respinta. La procura osserva che l’intervento immobiliare non ha determinato un indotto come quello ipotizzato al momento della richiesta del finanziamento perché quello che avrebbe dovuto essere un continuo movimento di turisti è stato sostitituito sempre dai medesimi proprietari degli appartamenti e dei posti barca.
Il provvedimento della Procura contabile fa seguito al prosciogimento (nello scorso novembre) di Paoluzzi, Pivato e Ferraresi da parte del gip di Pordenone Alberto Rossi nell’ambito dell’inchiesta penale relativa ai finanziamenti europei sempre a favore di Porto San Rocco. Paoluzzi, era stato rilevato dai difensori Giorgio Borean e Paolo Pacileo, era stato consigiere della Spa in un periodo diverso da quello relativo all’erogazione dei fondi europei. Dello stesso tenore il contenuto della memoria presentata dall’avvocato Fabrizio Devescovi, che assiste Paoluzzi davanti alla procura contabile: ha anche eccepito l’avvenuta prescrizione del diritto di risarcimento. Rinviati a giudizio per malversazione ai danni di enti pubblici e truffa aggravata all’Unione Europea e alla Regione, l’ex presidente della società Aldo Mazzocco e i consiglieri Edoardo De Pantz e Massimo De Meo.
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