«Porto, il vuoto di potere blocca i piani di sviluppo»
Dal disorientamento psicologico si è ben presto passati ai contraccolpi pratici: il vuoto di potere che si sta protraendo da settimane al vertice sta già causando gravi danni al porto di Trieste (dove l’annunciato commissario Zeno D’Agostino non è ancora all’orizzonte) e sta bloccando anche una serie di progetti di infrastrutturazione sui quali già facevano conto armatori e operatori multimodali per ampliare il volume dei traffici. Per tastare il polso di una situazione che sta togliendo concorrenzialità allo scalo triestino soprattutto a vantaggio dei vicini, basta sentire i tre principali terminalisti.
«C’è una situazione di sostanziale paralisi dell’Authority che si sta protraendo oltre il lecito - afferma Francesco Parisi che attraverso una delle sue società, la Emt, funge da terminalista sul Molo Sesto - e sta costringendo in stand-by una serie di nostri progetti urgenti che dovevano essere già avviati per aumentare la ricettività del terminal». Sul Molo Sesto arrivano traghetti dalla Turchia e poi le merci attraverso i treni si spingono fin nel cuore dell’Europa. Il Comitato portuale ha già approvato la delibera per l’abbattimento dell’ultimo vecchio magazzino che ostacola le movimentazioni sul Molo Sesto, quello contrassegnato dal numero 64, ma l’Authority che con Marina Monassi in proroga tecnica si occupa soltanto di ordinaria amministrazione (va ricordato che il segretario generale non c’è e i dirigenti sono stati invitati a mettersi in ferie) non ha ancora dato il via libera.
«Ma c’è di più - aggiunge Parisi - è sostanzialmente bloccato un altro nostro progetto per un rafforzamento della banchina con raddoppio dell’attuale ormeggio che ci permetterebbe di attivare un’ulteriore linea di traghetti ospitando due navi contemporaneamente. É un’operazione che si potrebbe fare come modifica tecnico funzionale, senza dover attendere il Piano regolatore, ma abbiamo solo potuto presentarla al direttore tecnico dell’Authority e ora siamo fermi».
Situazione molto simile sul Molo Settimo dove la fase di transizione apertasi alla Torre del Lloyd già alla fine dell’anno scorso sta tenendo in frigo il primo step del progetto di ampliamento del terminal che prevede l’abbattimento del Magazzino 74 per creare maggiore spazio per la movimentazione dei contenitori e per l’intermodalità nave-ferrovia. «Finalmente domani (cioé oggi, ndr.) - spiega Fabrizio Zerbini presidente di Tmt, la società terminalista - dovrebbe riunirsi il Coordinamento ai fini della sicurezza per dare l’ultimo via libera all’abbattimento, un’operazione che avrebbe dovuto essere già stata fatta».
Il progetto di Pierluigi Maneschi prevede oltre all’allungamento e all’allargamento della banchina, il prolungamento delle vie di corsa esistenti, la creazione di nuove aree di stoccaggio servite da gru mobili di piazzale e di banchina, la demolizione di alcuni edifici e strutture e in particolare del Magazzino 74 appunto, dell’attuale palazzina direzione, della rampa d’accesso e dello spogliatoio con la loro riconversione in piazzole di stoccaggio, la realizzazione di due stazioni di banchina, di due nuove spogliatoi, di una nuova palazzina uffici.
Una soluzione rapida con l’insediamento e la stabilizzazione della nuova governance al vertice dell’Authority viene auspicata anche da Enrico Samer che con la Samer seaports&terminals, oggi però a maggioranza turca, gestisce da Riva Traiana le principali rotte dell’autostrada del mare Trieste-Turchia. «Ma a fermare il potenziamento della Piastra ferroviaria di Riva Traiana - ricorda Samer - è la causa amministrativa (intentata dalla Parisi, ndr.), sulla quale il Consiglio di Stato non si pronuncerà prima di fine primavera».
Tutti e tre i terminalisti, sono stati “convocati” stamattina alle 8.30 in municipio dal sindaco Roberto Cosolini, assieme alle associazioni degli industriali, degli spedizionieri e degli agenti marittimi per verificare quali sono i principali ostacoli creati dal vuoto di potere alla Torre del Lloyd.
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