Porto, il Terminal frutta mira alto «Raddoppio dei magazzini frigo»

La spa controllata da Gavio, presente a Berlino: trattative con l’Authority, richiesta nuova concessione per 30 anni ma con canone ribassato. Investimento da 17 milioni e ammodernamento degli spazi
Di Silvio Maranzana

INVIATO A BERLINO. Rafforzare i rapporti con i Paesi produttori del bacino del Mediterraneo e in particolare con l’Egitto, nazione che esce da un grave periodo di instabilità politica che ha causato anche una flessione delle esportazioni. È la “mission” che si è posto il Terminal frutta Trieste (Tft) con la propria presenza al Fruit logistica di Berlino, la più grande fiera mondiale della logistica agroalimentare che si è aperta ieri mettendo in mostra il numero astronomico di 2.400 stand di 75 nazioni diverse. Già al pomeriggio, grazie anche a un clima quasi mite, era arrivata la gran parte dei 55mila operatori attesi. Una spedizione, quella di Tft, condotta ai massimi livelli com’è testimoniato dalla presenza alla fiera della capitale tedesca e in particolare allo stand “Trieste, the green way to Europe” allestito da Camera di commercio e Autorità portuale, di Beniamino Gavio espressione di uno dei principali gruppi della infrastrutture di trasporto italiani, ma che ancora una volta a Berlino ha ribadito di non essere interessato alla futura Piattaforma logistica di Trieste per la quale ha affermato di non aver avanzato manifestazioni di interesse.

Discorso molto diverso invece per lo Scalo Legnami, dove Gavio detiene il 42% delle azioni della società terminalista; e soprattutto per il Terminal frutta che controlla pressoché in toto e che pare essere il fulcro della sua prossima azione triestina, dopo un calo del 20% dei traffici registrato l’anno scorso soprattutto a causa delle tensioni sociopolitiche nel Nord Africa. Il futuro del terminal sul Molo Quinto è alla svolta nodale e Gavio lascia all’amministratore delegato James Pingani e al direttore Walter Preprost l’onore e l’onore di spiegare il perché.

«La concessione è scaduta - spiega Pingani - e siamo in piena trattativa con l’Autorità portuale per il suo rinnovo. Abbiamo chiesto un periodo lungo, trent’anni: siamo fiduciosi di ottenerne venticinque. Ma puntiamo anche a un ribassamento del canone in conseguenza del nostro nuovo piano industriale che prevede un ambizioso piano di investimenti. Vogliamo ampliare la capacità dei nostri magazzini frigoriferi da 18mila a 30mila metri cubi e fare una risistemazione completa del terminal che oggi risulta obsoleto. Contiamo di investire 17 milioni di euro nell’arco di 6 o 7 anni, fidiamo nella comprensione e nella disponibilità dell’Authority». «L’anno scorso - aggiunge Walter Preprost - abbiamo movimentato 120 mila tonnellate di frutta e verdura, ma il business sta anche nello stoccaggio della merce. Più spazi frigoriferi significa anche più merce stoccata anche per lunghi periodi: un mese e mezzo o due». «L’obiettivo comunque - riassume Pingani - è arrivare al raddoppio di merce trattata: da 120mila a 240mila tonnellate nel giro di alcuni anni».

Il Terminal frutta Trieste, che tratta in parte anche caffé e metalli, ha incominciato a operare nel 1986, nel 1994 con la “privatizzazione” dei porti in Italia è andato in concessione alla Compagnia portuale che dieci anni dopo ha però venduto la società a Gavio e soci. Il clou della sua attività è concentrato nel periodo tra dicembre e luglio, e gran parte della merce importata deriva dai Paesi mediterranei come l’Egitto che invia soprattutto ingenti quantitativi di patate, ma anche Israele e Cipro. Si importa frutta anche dalla Colombia.

Quanto alle località di destinazione sono concentrate nel Centro-Est Europa: Austria, Germania, Polonia, Ungheria, Olanda, Repubblica Ceca e Slovacchia. «A questa fiera - commenta Pingani - sto notando una presenza massiccia del mondo produttivo. Mi auguro di chiudere qualche buona trattativa.»

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