Porto di Trieste, supera il record di merci movimentate

In calo le rinfuse liquide, l’exploit dei container. D’Agostino: la cura del ferro funziona. Nel 2018 sfiorati i 10 mila convogli
Silvano Trieste 2019-01-29 Il Piccolo, Top 500
Silvano Trieste 2019-01-29 Il Piccolo, Top 500

Il Porto di Trieste: una video-panoramica con i numeri del giorno

TRIESTE La cura del ferro funziona. E il cielo è azzurro sopra Trieste. Il convegno Top 500 è dedicato al porto giuliano e diventa occasione per diffondere i dati record registrati dallo scalo nel 2018, ma anche per offrire al presidente dell’Autorità di sistema, Zeno D’Agostino, l’occasione di far fare un bagno d’ottimismo a una platea preoccupata dall’allarme stagnazione. Sono i numeri a parlare della crescita costante dei traffici del porto di Trieste e Monfalcone, capace di movimentare in totale più di 67 milioni di tonnellate. È il nuovo record storico, che conferma lo scalo al primo posto in Italia per volumi totali con un aumento del +1, 2% rispetto al 2017, quando le tonnellate si erano fermate a 62.

E rispetto a una realtà costantemente “drogata” dalla quantità di petrolio immessa nell’oleodotto, la notizia è che le rinfuse liquide calano dell’1% mentre i container sono il settore col più alto tasso di crescita. Anche qui siamo al record con 725 mila Teu movimentati e un incremento del +18% sul 2017 e addirittura del +49% sul 2016. Sommando container con semirimorchi e casse mobili, si tocca quota 1,4 milioni di Teu equivalenti, con un +7, 7% rispetto al 2018.

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Buono pure il risultato delle merci varie (+7,3%) e delle rinfuse solide (+1,6%); cala leggermente il traffico ro-ro, con quasi 300 mila unità transitate per mezzo di traghetti: flessione che l’Autorità spiega con il crollo della lira turca e la conseguente riduzione dell’export da Istanbul. Per D’Agostino «i dati restituiscono la fotografia di un porto che si conferma leader in Italia per tonnellaggio, ma sempre meno dipendente dal petrolio».

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Il fiore all’occhiello del presidente non sono solo i quantitativi di merci ma i risultati del traffico ferroviario. Quella “cura del ferro” che D’Agostino rivendica come prova della «capacità di cucire l’esistente e metterlo a sistema, facendo di Trieste il primo porto ferroviario del paese». A fine 2018 l’Autorità ha contato quasi 10 mila convogli, con un +12% rispetto al 2017 e una prospettiva di crescita del 10% per il 2019. «Il treno è il leader indiscusso della nostra crescita – spiega il manager – e il porto di Trieste conferma nei numeri la scelta di investire 120 milioni nelle infrastrutture ferroviarie. Ripensare il sistema portuale mettendo al primo posto la ferrovia ha dato risultati importanti per i traffici e in termini di salvaguardia ambientale. I treni movimentati nel 2018 corrispondono a 210 mila camion tolti dalla strada».

D’Agostino parla a braccio e sottolinea che il porto «ha aumentato del 50% la sua capacità ferroviaria senza costruire un solo metro di binario. Non si risponde al mercato solo promettendo grandi infrastrutture, come fatto ad esempio a Venezia o Capodistria, ma anche dando risposte veloci al cambiamento e traendo il meglio da quello che esiste». Per il presidente la riforma della portualità è stata una manna: «L’Autorità portuale è quel soggetto con le spalle larghe che può dare visione e assumersi un ruolo di coordinamento dello scalo e della logistica che c’è attorno».

Sull’onda dell’entusiasmo, D’Agostino fa il peana del pensiero positivo. «Io sprizzo ottimismo da tutti i pori», anche se «il mondo non sta andando bene e c’è una situazione difficile, vedremo se strutturale o congiunturale. Ma qui prendiamo le cose negative e le trasformiamo in qualcosa di positivo. Intanto abbiamo creato 450 posti di lavoro in tre anni». Il presidente cita i successi di una ferrovia prima inceppata e la chiarezza fatta sul regime dei punti franchi. E non manca la provocazione a colpi di ottimismo: «Siamo un porto franco. Più attriti ci sono nel mondo e meglio è per noi. Pure la Brexit è un vantaggio: se l’Inghilterra esce dall’Ue diventa un mercato per le merci in punto franco. Scommetto che nei magazzini di Bagnoli avremo a breve il tutto esaurito, anche se dopo lo stoccaggio serve la parte manifatturiera».

D’Agostino invita poi a ricordare il valore aggiunto dell’Italia: «Produciamo i migliori cervelli e qui ne stiamo attirando molti. Abbiamo poi la bellezza, strumento per attrarre investimenti. Non date tutto per scontato: in Cina non hanno il cielo azzurro». Tinte chiare, quelle tracciate dal presidente, che si coccola due manager da poco sbarcati in città: il direttore commerciale di Alpe Adria Angelo Aulicino e il terminal manager della Piattaforma logistica Dragomir Matic, presentati alla città nella tavola rotonda coordinata dal vicedirettore del Piccolo Alberto Bollis. «Ho assaporato le dinamiche pazzesche che registra il porto – dice Aulicino – i dati ci dicono che la logistica sta esplodendo. Ci sono grandi opportunità di sviluppo, ora grazie anche al porto franco». Matic ha deciso di lasciare il porto concorrente di Capodistria cercando una nuova sfida nella Piattaforma logistica: «Stiamo preparando il layout dell’area e avremo un raccordo ferroviario fondamentale per lo sviluppo. Sono qui per la tradizione storica di questo porto e per le idee chiare messe in campo dall’Autorità di sistema». —


 

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