Porto di Trieste, Roma conferma: la Cina punta alla Piattaforma
TRIESTE Arriva direttamente dal governo la conferma che sia China Merchants Group il colosso asiatico interessato a rilevare la Piattaforma logistica in fase di costruzione nel porto di Trieste. Il sottosegretario allo Sviluppo economico, Michele Geraci, lo ammette con un sorriso davanti a precisa domanda: «Esattamente. Siamo venuti qui per vedere la Piattaforma e sapere a che punto sono le trattative».
L’esponente dell’esecutivo gialloverde, sul bavero in bella mostra la spilla leghista raffigurante Alberto da Giussano, dice anche di più quando racconta dell’interesse di un altro gigante cinese come China Communications Construction Company e di un probabile avvicinamento di capitali ungheresi. Ma su questi fronti Geraci altro non aggiunge se non il consiglio di «chiedere a Zeno D’Agostino e all’Autorità portuale di sistema». Se ne parlerà nella mattinata di oggi, quando l’esponente del governo sarà in visita al porto e alla Piattaforma logistica assieme al viceministro ai Trasporti, Edoardo Rixi.
Il sottosegretario parla a margine dell’incontro organizzato a Trieste con i rappresentanti delle categorie economiche del Friuli Venezia Giulia, sotto la supervisione dell’assessore alle Attività produttive Sergio Bini. Il confronto riguarda il potenziamento dell’export e il sostegno alle Pmi regionali ma, davanti all’economista che da dieci anni vive e lavora in Cina, il discorso cade soprattutto sulle relazioni con la Repubblica popolare.
«Il porto – dice Geraci – deve essere aperto agli investimenti cinesi, avere programmi industriali nell’area alle sue spalle e un’intermodalità che sia snodo verso l’Europa del Nord. Trieste ha una grande opportunità per diventare uno dei terminali più importanti, forse il più importante in Europa della Via della seta. La città interessa alla Cina perché punto d’accesso più settentrionale del continente. Dobbiamo però essere veloci a decidere perché gli investitori hanno bisogno di certezze».
Poi l’appello a Confindustria, affinché le imprese forniscano al governo entro il 10 febbraio «una lista di tutte le possibili partnership con la Cina». L’obiettivo che Geraci ha in mente è la venuta in Italia del presidente Xi Jinping, che il 20 marzo incontrerà a Roma il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il sottosegretario è convinto che in quell’occasione sarà possibile fare più di qualche annuncio in merito a progetti di cooperazione economica fra Italia e Dragone. «Ma quel giorno – scandisce Geraci – o si è dentro o si è fuori. Entro due settimane dovremo dare ai cinesi una lista delle cose di immediata realizzazione e di prospettiva che vogliamo fare e che potranno avere la benedizione di Xi Jinping. E se arriva la benedizione possiamo stare certi che, per come funziona la Cina, queste cose si faranno». L’invito è a fornire al più presto le indicazioni «perché con la Cina non si tratta una questione per volta ma tutto insieme, vedendo cosa si può portare a casa rispetto alle varie partite».
È proprio per raccogliere le proposte di sviluppo delle imprese che Geraci ha cominciato a girare l’Italia, «cominciando dalle regioni a noi più vicine politicamente». Dopo Trentino Alto Adige e Fvg, toccherà al Veneto. Il sottosegretario racconta l’impegno del governo a sostenere l’internazionalizzazione delle Pmi: partecipazione alle fiere ma anche creazione di «casa Italia» in diverse città del mondo, per offrire una vetrina a costi contenuti alle aziende del Bel Paese. Poi il passaggio sull’idea di «Erasmus per le start up» con cui il governo conta di permettere a cento giovani imprenditori di trascorrere sei mesi all’estero per rafforzare i propri progetti. Il problema è infatti «l’arretratezza dell’Italia, dove c’è troppa autostima e l’idea di essere al centro del mondo, quando si ha invece una digitalizzazione da Medioevo e trasporti insufficienti». La posizione sulle infrastrutture è da leghista e non da grillino: «L’alta velocità? Si deve fare, perché siamo un Paese del G7».
Gli industriali ascoltano ma le risposte danno la misura dei rapporti tesi con l’esecutivo. Per Michelangelo Agrusti (Confindustria Pordenone): «Non dispiace vedere che nel governo ci siano anche competenze reali». Poi la stoccata agli entusiasmi sulla Via della seta: «La concorrenza cinese – dice Agrusti – è spesso sleale e Confindustria si oppone a un ingresso cinese nel commercio senza barriere. La Cina aggredisce Paesi con problemi di debito pubblico: serve la Ue a negoziare o rischiamo grosso». Ma per Geraci «la negoziazione europea è perdente» perché l’Italia ha interessi diversi da quelli della Germania. Sergio Razeto (Confindustria Venezia Giulia) sottolinea la «grande chance della portualità», ma invita a «far sì che la Via della seta sia a doppio senso». La rappresentante degli industriali udinesi, Anna Mareschi Danieli, lamenta infine «le lentezze del sostegno agli investimenti da parte di Sace e Finest». —
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