Porti italiani nel mirino dell'Ue, Assoporti sale sulle barricate
TRIESTE Porti italiani sotto accusa per aiuti di Stato: Bruxelles accelera. É arrivata infatti a Roma il 30 aprile la lettera della Commissione di Bruxelles composta da 14 pagine che intima agli scali il pagamento delle tasse perchè equiparati a imprese. Il presidente di Assoporti Zeno D’Agostino si prepara così a una dura battaglia con le autorità Ue: «Così si sconvolge l’assetto complessivo di tutta la portualità nazionale anche perchè si mette a rischio la gestione demaniale delle nostre coste».
Nella lettera Bruxelles sostiene che le operazioni delle infrastrutture portuali costituiscono un'attività commerciale a tutti gli effetti e quindi le società pubbliche che svolgono questo tipo di attività devono essere sottoposte all'imposta societaria così come i privati. Di fatto, in una fase in cui la vecchia Europa è costretta a tornare all’economia assistita e agli aiuti di Stato (un paradigma che si è rafforzato negli anni della Grande depressione iniziata nel 2008), la sortita della Commissione Ue -sottolineano gli operatori del settore- appare fuori tempo e rischia di spegnere una fase di sviluppo del sistema portuale nel Mediterraneo.
Ma qual è il possibile impatto economico di una ipotetica tassa sugli utili del sistema portuale? Per il presidente di Assoporti (e dell'Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale che comprende Trieste) è difficile quantificare le conseguenze sui bilanci delle Auhority portuali che potrebbero essere pesanti. Il governo avrà 30 giorni di tempo per rispondere all’Ue e qui D’Agostino lancia l’affondo: «Non condivido il tempismo di Bruxelles nell’inviare una lettera di questo tenore in una fase in cui a Roma si sta trattando la formazione di un nuovo governo. Oltretutto la nota dell’Unione Europea non cita neppure la riforma delle Autorità portuali del 2016. Una riforma che rafforza e conferma la natura di ente pubblico delle Auhority proprio perchè gestiscono per conto dello Stato il demanio. Imporre una tassa sugli utili comprometterebbe uno stato di diritto sul quale si fondano molti atti, comprese le concessioni».
Per questa ragione Assoporti si sta mobilitando: «Non possiamo accettare l'interpretazione seconda la quale le attività svolte dalle Autorità di Sistema Portuale nel riscuotere canoni concessori sia da considerarsi attività economica soggetta a imposizione fiscale». Anche il ministero dei Trasporti prepara la sua linea di difesa: «Le autorità portuali sono enti pubblici non economici di amministrazione indiretta dello Stato italiano», si sottolinea a Roma.
La Commissione peraltro sta valutando l'apertura di una procedura d'infrazione, non solo nei confronti dell'Italia ma di tutti i paesi che prevedono esenzioni fiscali sulle entrate delle autorità portuali. A luglio dell'anno scorso la Commissione aveva già chiesto a Francia e Belgio di mettere fine alle esenzioni fiscali per i loro porti, e lo stesso era avvenuto a gennaio 2016 per l'Olanda, a cui era stato chiesto di abolire le esenzioni dall'imposta sulle società per i suoi sei porti, non solo per le imprese private ma anche per quelle pubbliche: «Ma a differenza dell’Italia, Francia e Belgio non hanno pagato le tasse per quarant’anni. É scorretto sostenere che oggi sia invece l’Italia a doversi adeguare alle norme europee. Non siamo certo noi i cattivi», incalza D’Agostino.
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