Porti, codice doganale unico in Europa

E il Punto franco riacquisisce le proprie agevolazioni
Il porto di Trieste sta per tornare a confrontarsi in un regime di concorrenza leale con gli altri scali e contemporaneamente a riacquisire le agevolazioni connesse allo status di Punto franco. Saranno queste le conseguenze dell’entrata in vigore a partire dal primo gennaio 2011 del nuovo Codice doganale comunitario, ma soprattutto dell’adozione della Black box, un database che permetterà di recepire nella rete informatica continentale le particolarità del locale regime extradoganale. «Con l’informatizzazione obbligatoria - ha spiegato ieri Martino Conticelli - subentra anche l’obbligo di dichiarazione immediata di destinazione della merce, il che avrebbe compromesso la piena libertà esistente nello scalo triestino dove oltre allo sbarco e imbarco, si possono effettuare il trasbordo di materiali e merci, il loro deposito e la loro contrattazione, manipolazione e trasformazione. Grazie alla Black box invece quale destinazione finale sarà sufficiente indicare: Punto franco di Trieste».


Il nuovo sistema informatico è stato presentato in un convegno dove Guido Valenzin, presidente dell’Associazione degli spedizionieri del porto di Trieste si è detto soddisfatto della creazione di questa scatola di compensazione rispetto al sistema informatico generale che permetterà a Trieste «di mantenere una maggiore fluidità dei traffici che legata a un auspicabile abbattimento dei costi di gestione permetterà al nostro scalo di affrontare adeguatamente la concorrenza degli altri porti e di attrarre, alla luce di una più razionale gestione del sistema portuale, nuovi operatori e nuove opportunità di lavoro per tutto l’indotto economico locale».


«Stavamo per trovarci in una situazione drammatica - ha sottolineato in apertura il presidente dell’Authority - che se non risolta per tempo rischiava di deviare traffici già acqusiti». La sperimentazione della Black box sarà attivata già nella primavera 2010 dalla Porto di Trieste servizi, la multitutility del porto, come ha spiegato a margine il suo amministratore delegato, Valentino Tana.


Ma l’adozione del codice doganale comunitario, ed è il punto su cui ha insistito il direttore regionale delle Dogane del Friuli Venezia Giulia, Paolo Pantalone, «armonizzerà il trattamento degli operatori e anche le relative sanzioni in tutta l’Unione europea. In sostanza, non potranno più esistere da un lato uno stato più fiscale e dall’altro uno più liberista». «È chiaro - ha sostenuto Boniciolli - che i traffici vanno là dove ci sono meno controlli. Ma noi esigiamo che tutti rispettino i patti comunitari». Poi, come mai in precedenza, si è rivolto in termini critici verso Luka Koper. «Chiediamo che questa procedura - ha affermato - sia rispettata in entrambi i Paesi e pretendiamo che vi sia l’intervento delle autorità doganali e politiche se non è così, perché spesso i ”furbi” che gli italiani sono accusati di essere, stanno in realtà in altre nazioni».


E già prima, riferendosi alla indispensabilità della Black box, Boniciolli aveva affermato: «Non vorrei che traffici normalmente diretti a Trieste, si instradassero verso Capodistria a causa delle condizioni preliminari di svantaggio in cui noi potremmo trovarci. Perché una volta perduti, è ben difficile che i traffici tornino indietro». Cesare De Piccoli, ex sottosegretario ai Trasporti, ha rilanciato invece l’idea di una più forte collaborazione con il porto di Venezia.


«C’è effettivamente una diversa intensità dei controlli doganali nei 27 Paesi dell’Ue - ha confermato Teresa Alvaro, direttore Area centrale tecnologie per l’innovazione delle Dogane - ma ora la Dogana elettronica uniformerà la situazione ponendo fine a un sistema di competizione che non sempre poggia su basi legali. Spariranno dunque le dogane-colabrodo che evidentemente esistono e non da noi - ha aggiunto Alvaro - dato che le merci vengono sequestrate per il 40 per cento in Italia, una cifra per niente proporzionale ai flussi di traffico».


«La tracciabilità delle merci è un presupposto fondamentale della normativa sulla sicurezza - ha messo in evidenza Valenzin - noi operatori triestini non vogliamo certamente essere esclusi dagli obblighi di sicurezza e infatti la Black box preferiamo chiamarla Glass box, una scatola trasparente che ci permette di godere dei nostri diritti senza sottrarci ad alcun obbligo». E a proposito dell’Ici sugli immobili in porto ieri il deputato della Lega Nord Massimiliano Fedriga ha bacchettato il Comune: «Sbagliato accanirsi sulle imprese che operano in porto e creano posti di lavoro».
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