Porta esplosa nel camping, scattata l’inchiesta bis

Oltre alla polizia croata ad indagare sulla morte di Aleks Unussich a Valle d’Istria sono anche i carabinieri. Mercoledì nella chiesa di Opicina i funerali della vittima
Aleks Unussich
Aleks Unussich

TRIESTE Nuovi accertamenti, nuove verifiche e nuovi testimoni. Si allarga l’inchiesta sulla tragica morte di Aleks Unussich, il triestino di 44 anni ucciso dall’incredibile esplosione della porta a vetri del padiglione delle docce del campeggio Mon Perin di Valle d’Istria.

 

Porta a vetri esplode nel camping. Muore trafitto da una scheggia
Alex Unussich e, a destra, la doccia del campeggio dov'è avvenuta la tragedia

 

Da qualche giorno a indagare in una sorta di inchiesta parallela sono anche i carabinieri. In pratica a consentire l’affiancamento dei militari italiani nell’ambito dei rapporti bilaterali tra Italia e la Croazia e in particolare l’Istria dove vive una consistente minoranza, è stato il questore di Pola, che appunto ha disposto che un carabiniere (il quale fa riferimento all’Europol) collabori con gli investigatori croati. Un modo per rendere assolutamente trasparenti gli accertamenti su un episodio, che al momento, presenta ancora molti lati oscuri. Si è saputo, in particolare, che alcuni testimoni italiani ospiti del campeggio Mon Perin sono stati interrogati proprio da un carabiniere italiano. Di conseguenza le deposizioni rese non sono state tradotte come sarebbe avvenuto se gli interrogatori fossero stati effettuati solo dagli investigatori della polizia croata.

 

«Aleks vittima di un omicidio»: la famiglia accusa il camping
A sinistra, Aleks Unussich e - a destra - la spiaggia del campeggio Mon Perin di Valle

 

«Per me è stata un’ottima iniziativa. La polizia croata collabora già con gli investigatori italiani in molte indagini. E non posso che sostenere questa idea del questore di Pola, che va proprio nell’ottica della trasparenza», afferma Furio Radin, parlamentare croato, che fa riferimento alla minoranza italiana in Istria. Lo stesso Radin recentemente ha dichiarato in proposito: «È una questione sulla quale bisogna assolutamente fare chiarezza. Non conosco il campeggio Mon Perin, ma posso dire che questi casi ci devono far adottare tutte le precauzioni e anche di più proprio perché non si verifichino». Insomma, si punta alla trasparenza. Questo anche dopo la pioggia di critiche piovute sulla direzione del campeggio e sui primi accertamenti da parte della polizia croata, ritenuti assolutamente sbrigativi. Tant’è che poche ore dopo la disgrazia il padiglione delle docce, teatro della tragica morte di Aleks Unussich, era stato liberato e i turisti ospiti della struttura avevano ripreso a frequentarla come se nulla fosse accaduto.

 

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Aleks Unussich, la vittima. A destra, la spiaggia del campeggio Mon Perin di Valle

 

La tragedia era avvenuta mercoledì 18 agosto. Dopo una giornata di giochi e relax, Aleks e la bimba stavano entrando nel padiglione delle docce quando improvvisamente, forse per la pressione della mano dell'uomo, più probabilmente per il malfunzionamento del meccanismo di apertura della lastra scorrevole, il vetro è esploso in mille pezzi, uno dei quali si è conficcato nella carotide dell'uomo provocando il dissanguamento e la morte prima che i soccorsi potessero tentare qualsiasi intervento.

Prosegue intanto anche l’attività dell’avvocato Silvano Poli, il legale triestino al quale si sono rivolti i famigliari della vittima. Dice: «Sto ultimando una serie di verifiche e martedì mi incontrerò con il collega croato Boris Modrusan che tutelerà gli interessi della famiglia in quel Paese». Intanto è stata fissata la data dei funerali a Trieste di Aleks Unussich. Avverranno mercoledì alle 14 nella chiesa di San Bartolomeo a Opicina. La salma, come ha comunicato la famiglia, giungerà direttamente dalla cappella mortuaria di Buie. Nei giorni scorsi dopo qualche attesa la magistratura croata, ha finalmente concesso il nulla osta. E dunque è stato disposto il cosiddetto passaporto mortuario che consente l'uscita della salma dalla Croazia. Determinante per sbloccare la situazione era stato l’intervento del console italiano Paolo Palminteri, che si era impegnato in questo senso fin da subito.

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