Porta a vetri esplode nel camping. Muore trafitto da una scheggia
VALLE D’ISTRIA. La porta a vetri del bagno è esplosa all’improvviso. Una scheggia gli si è conficcata nel collo tranciando la carotide. E facendolo morire dissanguato. La terribile tragedia è successa mercoledì sera, nel campeggio Mon Perin a Valle, in Istria. A novanta chilometri da Trieste.
La vittima è un triestino, Alex Unussich, 44 anni. Era arrivato da quattro giorni, assieme alla moglie e alla figlioletta Sara di appena due anni, in quello che si può definire un piccolo paradiso terrestre. Un paradiso, a una quindicina di chilometri da Rovigno, nel quale teneva stabilmente la sua roulotte.
Lunedì, il giorno di Ferragosto, Alex ha lasciato Trieste alla volta del Mon Perin per trascorrere finalmente in serenità con la famiglia un periodo di ferie. In riva al mare. In quella Valle da dove proviene la moglie. Ma, l’altra sera, un destino assurdo gli ha teso un imprevedibile agguato.
Attorno alle 20.30 il quarantaquattrenne, dopo una giornata fatta di bagni in mare e giri in bicicletta, ha preso la figlioletta e si è recato a farsi una doccia. Per entrare nel padiglione ci sono due porte a vetro scorrevoli che si attivano aprendosi con un sensore: quando Alex è arrivato erano chiuse e allora il triestino ha toccato l’anta di destra togliendo immediatamente la mano per il calore. Ma quell’anta è crollata. Esplosa molto probabilmente proprio per quel calore: è bastato sfiorarla, dopo una giornata di sole, per farla esplodere.
Alex è stato investito da una pioggia di schegge di vetro. È crollato sulla scala che porta al padiglione mentre il collo sanguinava copiosamente. La figlioletta, a un metro da lui, è rimasta fortunatamente illesa. Ma ha visto tutto.
Alex, come hanno successivamente raccontato i testimoni alla polizia, è riuscito a rialzarsi dopo pochi minuti. E, tenendosi una mano sul collo da dove il sangue continuava a uscire copiosamente, è corso fino alla roulotte sistemata in una piazzola a una decina di metri.
La moglie, il fratello Igor che si trovava in vacanza con loro e altri ospiti del camping hanno visto arrivare un Alex ormai in condizioni disperate, come riferirà il medico dell’ambulanza giunta dopo più di quaranta minuti. Il fratello ha disperatamente tentato in tutti i modi di bloccare la fuoriuscita del sangue. Prima con le mani, poi con un asciugamano premuto sul collo, ma è stato inutile. Alex ha perso i sensi fino a morire dissanguato.
Una fine atroce. Dopo un’attesa infinita è arrivata l’ambulanza dall’ospedale di Pola. Il medico e i sanitari hanno tentato l’impossibile per rianimare l’uomo: una terapia d’emergenza durata una quarantina di minuti nel tentativo disperato di fargli ripartire il cuore. Invano. Alex non ce l’ha fatta. È bastata una maledetta porta a vetri surriscaldata dal sole per uccidere un papà davanti agli occhi della figlia trasformando in un istante una vacanza spensierata in una spaventosa tragedia.
Gli agenti della questura di Pola, da quanto appreso, si sono trattenuti sul luogo della disgrazia fino a notte fonda, ascoltando testimonianze e cercando di ricostruire l’accaduto.
Hanno effettuato un ulteriore sopralluogo anche ieri mattina, mescolandosi alle decine di bagnanti tra cui molti triestini, nel tentativo di capire cosa è accaduto in quel drammatico istante e come mai la porta a vetri è esplosa.
L’unica spiegazione, la sola al momento plausibile, rimane quella del calore. C’è un precedente inquietante. All’inizio dell’estate un’altra porta, sull’altro lato del padiglione delle docce, all’improvviso è crollata e si è ridotta in frantumi. Fortunatamente, quella volta, non ha causato vittime.
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