Pordenone, il giallo dell’sms della fidanzata di Giosué

Il messaggio partito la sera del duplice omicidio: «Amore, hai fatto qualcosa che non mi hai detto?
Trifone Ragone e Teresa Costanza
Trifone Ragone e Teresa Costanza

PORDENONE. «Amore, hai fatto qualcosa che non mi hai detto?» avrebbe scritto la fidanzata a Giosuè Ruotolo nella chat su whatsapp. Alle 20 del 17 marzo. La doppia spunta blu con risposta del 26enne militare campano, però, sarebbe arrivata solamente mezz’ora dopo. Alle 20.30: «No, lo sai amore, ti dico sempre tutto». A rivelare lo scambio di messaggi è il settimanale Giallo, nell’articolo firmato da Gian Pietro Fiore.

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La Procura «non conferma e non smentisce». Ha tutta l’apparenza di uno scambio innocente fra due innamorati. Incuriosisce solo per la tempistica: non è una sera qualunque, ma quella di martedì 17 marzo. Fra le 19.40 e le 19.50 un killer dal volto ignoto ha esploso sei colpi di pistola contro Teresa Costanza e Trifone Ragone.

Il caporale di Somma Vesuviana ha già avuto modo di chiarire nell’interrogatorio i suoi spostamenti quella sera e ne ha dato poi dimostrazione pratica ai pm con un sopralluogo. Il suo Iphone bianco rimane inattivo per circa un’ora a ridosso dell’orario dell’omicidio. «Bisognerà capire se fosse spento o se semplicemente non fosse stato utilizzato», precisa il procuratore capo Marco Martani.

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All’indagato sono stati sequestrati anche due cellulari di servizio di marca Nokia (due modelli piuttosto antiquati). Secondo la ricostruzione degli inquirenti Giosuè si sarebbe allontanato da casa per circa 45 minuti. Partiranno forse già la prossima settimana, previa notifica alle parti, gli accertamenti irripetibili sull’arma del delitto. Si cercheranno, in particolare, eventuali impronte digitali.

Ma non solo. La Beretta calibro 7.65 ripescata dal lago nel parco di San Valentino, infatti, sarebbe stata trattata con una vernice nera, che le conferisce un’apparenza meno antiquata.

È al vaglio degli inquirenti, fra il materiale sequestrato a Giosuè, se vi sia un barattolo di vernice eventualmente compatibile con quella utilizzata per dipingere l’arma del delitto. L’immagine conferma il modello: si tratta di una Beretta calibro 7.65, brevetto 1915-1919, uscita dalla fabbrica nel 1922 e denunciata per la prima volta a Cremona. Le sue tracce, poi, si perdono nei polverosi registri cartacei dell’epoca. Sarà difficile ricostruire il percorso della pistola fino alle mani del killer di Teresa Costanza e Trifone Ragone.

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Non sono ancora iniziati nemmeno gli accertamenti sui materiali repertati e sequestrati lunedì scorso, come le tracce biologiche evidenziate dal luminol su alcuni indumenti prelevati dall’Audi A3 e dall’abitazione di Giosué Ruotolo (bisognerà capire di che natura siano e se siano attinenti all’inchiesta). Per estrapolare il dna, si dovranno nominare periti genetisti. Anche le difese si potranno avvalere dei loro consulenti. Il passaggio chiave dell’avvio delle operazioni non è ancora maturato. Sui tempi dai Ris non ci si sbilancia, anche se si apprende che «il caso riveste la massima priorità».

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