Pordenone: fidanzati uccisi, Rosaria non risponde
PORDENONE. Rosaria Patrone, fidanzata di Giosuè Ruotolo, iscritta nel registro degli indagati per le ipotesi di favoreggiamento o istigazione al duplice omicidio e false informazioni ai pm è arrivata al palazzo di giustizia di Pordenone questo mercoledì mattina poco dopo le 10, seduta sul sedile posteriore di una Skoda nera. A bordo il padre e l'avvocato Costantino Catapano.
Hanno chiesto di entrare in automobile dall'ingresso laterale per evitare i giornalisti, che sono rimasti fuori dal cancello esterno. Davanti ai magistrati la ragazza si è avvalsa della facoltà di non rispondere.
«Prima di avvalerci della facoltà di non rispondere abbiamo chiarito un aspetto con gli investigatori e i sostituti procuratori - ha dichiarato l'avvocato Catapano - Si trattava di un passaggio relativo a incongruenze emerse rispetto alle dichiarazioni di un'amica della mia assistita e siamo persuasi di aver chiarito la circostanza poiché frutto di una serie di informazioni che si erano intersecate e che avevano ingenerato un equivoco».
Catapano ha anche spiegato che con la Patrone si tratterrà ancora in Procura per dare corso ad alcuni accertamenti informatici: «Stiamo fornendo delle indicazioni necessarie per poter accedere ad alcuni profili social della mia assistita che ha collaborato pienamente non avendo nulla da nascondere. Non intendiamo tuttavia aggiungere altro perché la mia assistita è molto provata per l'eco mediatica che la vicenda ha assunto»
Attorno alle 17, Rosaria Patrone ha lasciato la Procura di Pordenone, dov'era entrata sette ore prima. In realtà, l'interrogatorio è terminato alle 12.30, il resto del pomeriggio è stato impiegato per effettuare le perquisizioni informatiche sui dispositivi in uso alla giovane.
All’uscita dal Tribunale, il legale Costantino Catapano, ha specificato che i tempi lunghi delle analisi informatiche – affidate a personale specializzato dei Ros – erano esclusivamente di natura tecnica, tanto che sia gli investigatori pordenonesi sia i sostituti procuratori non vi hanno preso parte.
L'avvocato è anche tornato sulla questione delle false attestazioni, per le quali l'indagata ha fornito spiegazioni: le conclusioni cui era giunta derivavano da informazioni contenute su un vecchio profilo social, che da tempo considerava inattivo e di cui, dunque, si sarebbe dimenticata.
Al suo arrivo al palazzo di giustizia, la giovane ha atteso che i cancelli si chiudessero e quindi si è avvolta nel piumino beige per nascondere il suo volto ai flash e alle telecamere prima di uscire dall'automobile, accompagnata dal papà.
Discrepanze evidenti, secondo l’accusa, tra la deposizione di una sua amica e le dichiarazioni rese da Rosaria. Discrepanze che riguarderebbero in particolare la ricostruzione delle dinamiche sentimentali e psicologiche del rapporto con Giosuè.
Ma non si può escludere che Rosaria possa aver fornito ricostruzioni non ritenute attendibili, o aver mantenuto il silenzio, su situazioni di sua conoscenza a proposito della tragica serata del 17 marzo, quando Trifone Ragone e Teresa Costanza sono stati uccisi. E poi, perché quei messaggi con Giosuè cancellati dallo smartphone nel periodo successivo al delitto?
Contraddizioni e dubbi che saranno al centro dell’interrogatorio che oggi, dalle 10, metterà di fronte ai pm Rosaria Patrone, fidanzata di Giosuè Ruotolo, il 26enne militare di Somma Vesuviana indagato da settembre per il duplice omicidio di via Interna. Da sabato anche la fidanzata di Giosuè, 24enne studentessa di giurisprudenza e concittadina del militare campano, è ufficialmente indagata.
Le ipotesi sono quelle di istigazione al duplice omicidio e, in alternativa, favoreggiamento e false dichiarazioni ai pm che la ragazza avrebbe reso nell’ambito dell’ultima delle tre audizioni a cui era stata sottoposta dagli inquirenti come persona informata sui fatti. Oggi, assistita dall’avvocato di famiglia Costantino Catapano, Rosaria sarà interrogata dai sostituti procuratori titolari dell’inchiesta, Pier Umberto Vallerin e Matteo Campagnaro.
Ieri, l’avvocato Catapano ha espresso nuovamente l’intenzione di mantenere il riserbo sulla linea difensiva che verrà seguita: «Se ci sarà la possibilità di rispondere e fornire dei chiarimenti utili lo faremo, così come non si può escludere che si opti per avvalersi della facoltà di non rispondere».
Il legale ha però fornito anche le prime “controdeduzioni”. Anzitutto la questione dei messaggi tra Rosaria e Giosuè cancellati dallo smartphone della ragazza, acquisito dagli inquirenti già a inizio ottobre: «Alcuni dei messaggi cancellati sono risalenti al periodo successivo al delitto ma ne sono stati cancellati diversi altri che risalgono al periodo precedente – ha affermato l’avvocato –. Il punto è che non si è trattato di una cancellazione selettiva.
Rosaria ha semplicemente “pulito” il cellulare dai messaggi che si erano accumulati, per ricavare spazio visto che la memoria disponibile era esaurita. Una cosa, insomma, che facciamo tutti». Quanto alla ormai arcinota frase “Amore, hai fatto qualcosa che non mi hai detto?” contenuta in un messaggio inviato da Rosaria a Giosuè la sera del delitto, l’avvocato ha precisato: «É stato già chiarito che si è trattato di una frase generica e che non va riferita minimamente al delitto.
Va inquadrata semplicemente nel contesto delle scaramucce tra innamorati, piccole gelosie e frasi a volte un po’ sciocche, che si scambiano due fidanzati che, ricordiamolo, sono poco più che ventenni. Lei non aveva nessun motivo di ricordare in particolare quella frase, quella domanda puramente casuale, così come io non avrei motivo di ricordare una frase qualsiasi che ho detto un anno fa».
Sulle discrepanze emerse confrontando le deposizioni di Rosaria e quelle dell’amica, e a proposito delle presunte reticenze e false attestazioni, l’avvocato Catapano ha ribadito di non aver ancora potuto prendere piena visione degli atti e di non essere quindi in grado di rilasciare commenti in merito.
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