Pordenone: falsi prosciutti di San Daniele, indagati sotto torchio
PORDENONE Sei hanno scelto il silenzio. Due, invece, hanno reso dichiarazioni spontanee. Tutti contano di poter riacquistare presto la propria libertà al Tribunale del riesame di Trieste. E, per bocca dei loro legali di fiducia, sono persuasi di poter dimostrare la propria estraneità ai fatti per i quali sono sotto inchiesta.
Gli otto indagati sottoposti agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta sui prosciutti Dop falsi si sono ritrovati ieri mattina al palazzo di giustizia in riva al Noncello per gli interrogatori di garanzia. Uno dopo l’altro sono entrati nell’aula 109, di fronte al giudice per le indagini Roberta Bolzoni, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare.
Alla loro sinistra il pm Marco Brusegan, titolare dell’inchiesta, partita nel giugno 2016 dopo una segnalazione dell’azienda per l’assistenza sanitaria su un timbro ufficiale scaduto usato su due partite di carni del Gruppo carni friulane di Aviano. Da lì è sorto il sospetto che il timbro fosse stato utilizzato per l’emissione di false certificazioni.
Scavando, gli inquirenti sono arrivati alla filiera dei prosciutti dop. La Procura ha riempito, finora, 19 faldoni e indagato 29 persone. Migliaia di documenti, filmati e intercettazioni. A tutti e otto gli arrestati la Procura contesta l’associazione per delinquere, la contraffazione di dop e la frode nell’esercizio del commercio.
La Procura valuta anche le ipotesi di reato – ma non per tutti i 29 e a vario titolo – di truffa ai danni dell’Ue per il contributo da 400 mila euro sul macello di Aviano, truffa semplice sui pesi non conformi dei suini macellati e scarichi di acque reflue non autorizzate.
Stringeva un fascicolo di documenti in mano – fra i quali il verbale del Cda del Gruppo carni friulane del 20 maggio scorso in cui ha rassegnato le sue dimissioni – l’imprenditore sandanielese Stefano Fantinel, incredulo per l’accaduto, avvilito per la gogna mediatica e pronto a gridare al mondo la sua innocenza. Sul cellulare gli piovevano i messaggi di solidarietà dagli amici.
I suoi avvocati Stefano Buonocore e Luca De Pauli, in sostituzione del legale di fiducia Luca Ponti, hanno sottolineato l’assenza di cariche di Fantinel nella società di Aviano. Una carta che giocheranno al tribunale del riesame.
«L’unica ragione – hanno ribadito ieri all’unisono i due legali – per la quale è stata chiesta la misura cautelare per Fantinel è il fatto che nella documentazione della Procura figurasse nel Cda del Gruppo Carni friulane. Abbiamo depositato la visura camerale aggiornata, che attesta, invece, la sua estraneità alla società da maggio». I suoi legali hanno chiesto pertanto al gip Bolzoni di revocare la misura cautelare o, in subordine, di disporre una mena afflittiva.
Il pm Brusegan si è opposto, ribattendo che nulla era cambiato rispetto ai gravi indizi di colpevolezza e alle esigenze cautelari. Il gip si è riservato. Gli allevatori Carlo Venturini, gemonese di 56 anni e Sergio Zuccolo, 55 anni, di Varmo, già presidente Suinicoltori dell’Associazione allevatori Fvg, assistiti entrambi dall’avvocato Maurizio Conti, hanno scelto di rendere alcune dichiarazioni spontanee dinanzi al giudice.
«Abbiamo contestato tutte le imputazioni – ha precisato l’avvocato Conti –. Zuccolo ha sottolineato di non fare più parte da mesi del Gruppo carni friulane, non ricordava precisamente la data, ma comunque è antecedente alle perquisizioni di febbraio. Lunedì chiederemo la visura camerale e la presenteremo al riesame.
L’imprenditore ha inoltre voluto chiarire il contenuto di alcune intercettazioni che lo riguardavano, fornendo alla magistratura l’interpretazione corretta. Estrapolandole dal contesto, sembrano voler dire tutt’altra cosa. Venturini ha spiegato invece di aver agito sempre per fare il bene degli allevatori e dei consumatori e mai a loro danno».
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