Pordenone, espulso jihadista legato a combattente bosniaco

Decreto del ministero dell'Interno eseguito dai Ros per motivi di prevenzione del terrorismo, nei confronti di Arslan Osmanoski, nell'ambito delle indagini su Ismar Mesinovic, il "foreign fighter" bosniaco residente nel bellunese e morto in Siria nel 2014
Combattenti di Al-Qaeda marciano per le strade di Raqqa (Siria) in una foto d'archivio
Combattenti di Al-Qaeda marciano per le strade di Raqqa (Siria) in una foto d'archivio

PORDENONE. I Carabinieri del Ros hanno eseguito a Pordenone un decreto di espulsione per motivi di prevenzione del terrorismo, emesso dal Ministro dell'Interno nei confronti di Arslan Osmanoski, nell'ambito delle indagini su Ismar Mesinovic, il foreign fighter bosniaco residente nel bellunese e morto in Siria nel gennaio 2014.

Il monitoraggio dei soggetti vicini a Mesinovic ha portato a ricostruire la «filiera» di reclutamento dei jihadisti in Italia, in alcuni casi nelle comunità islamiche del Nord-Est. Osmanoski è stato individuato come presunto braccio destro di uno dei principali indagati.

Il 30 ottobre scorso la sua abitazione è stata perquisita dai Carabinieri che hanno sequestrato materiale di stampo jihadista, tra cui sermoni dell'Imam Ebu Muhammed, musulmano bosniaco legato a movimenti salafiti di ideologia «Takfir» della moschea Sahaba di Vienna, sospettato di collegamenti con l'attentato terroristico contro la stazione di Polizia di Bugojno (Bosnia Herzegovina) nel dicembre 2010, e prediche dell'Imam Nusret Imamovic, di recente segnalato in Siria per sostenere l'organizzazione qaedista «Al Nusra». Osmanoski, secondo gli elementi raccolti dal Ros, avrebbe improntato il suo stile di vita secondo i dettami salafiti, che imponeva anche ai suoi familiari.

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