Pop Vicenza, addio a 15 filiali in regione
UDINE. Addio a 15 filiali, sulle 61 disseminate nelle quattro province del Fvg, della Popolare di Vicenza entro fine 2016. Scure più pesante per il Veneto dove gli sportelli che chiuderanno sono 65 su 231. Con il caso limite di una mini sede, in un paese della provincia di Treviso, che in un mese contabilizza appena 60 operazioni: 3 al giorno, esclusi sabati e domeniche. Nessun licenziamento di personale: i 500 esuberi previsti fino al 2020 saranno uscite su base volontaria. C’è un fondo a disposizione per tali operazioni, in parole povere incentivi per chi, magari vicino alla pensione, decide di lasciare l’istituto. In compenso la promessa è quella di 200 assunzioni, sempre da qui al 2020.
Eccoli, in pillole, i numeri più interessanti snocciolati ieri da Francesco Iorio, Consigliere delegato e Direttore generale di Banca Popolare di Vicenza. Il manager, chiamato all’inizio del 2015 a raddrizzare una barca che si stava pericolosamente inclinando, ieri a Udine ha incontrato circa 350 dipendenti di Veneto e Fvg che si sono ritrovati all’auditorium Zanon per illustrare loro il piano industriale. Un piano che sostanzialmente salvaguarda il nocciolo duro dell’istituto. «Perché - hanno sottolineato i vertici della BpVi - i servizi alla clientela funzionano e continueranno come è sempre avvenuto. Questa banca, negli anni della crisi, non si è tirata indietro: ha sostenuto il tessuto imprenditoriale e le famiglie del Nordest. Il problema è la patrimonializzazione».
Ma Iorio a impiegati, quadri e dirigenti di Fvg e Veneto ha potuto portare un risultato concreto già importante. E forse insperato in tempi così brevi: il placet di Daniéle Nouy, presidente del board di supervisione della Banca centrale europea, nel corso dell’audizione al Parlamento. Nouy si è detta «fiduciosa che il nuovo management della BpVi troverà una soluzione» alla crisi che ha travolto l’istituto. «È una bellissima notizia - ha detto Iorio in conferenza stampa - che la Bce abbia apprezzato in questi termini il lavoro che stiamo portando avanti. Abbiamo così una dote maggiore di energia e fiducia da spendere nell’applicazione del piano». Sulle eccedenze di personale, circa 500 in totale su oltre 5.500 addetti in tutta Italia, ha precisato: «Non licenzieremo nessuno. Non ci sarà gente che dovrà per forza restare a casa senza un lavoro. Ci sarà gente che resterà a casa se lo vorrà».
E poi ha confermato il taglio, o come ha detto Iorio, «l’accorpamento» delle filiali in Friuli e Veneto. «Sono 15 in Friuli Venezia Giulia e 65 in Veneto - ha aggiunto -. Abbiamo individuato quali sono, lo annunceremo a tempo debito». Per ora svelate solo le cifre: per la nostra regione si tratta comunque un “dimagrimento” di un quarto del totale. «Si tratterà di accorpamenti, di razionalizzazioni», è stato ribadito che andranno a regime entro i prossimi 14 mesi. Certo, è stato fatto osservare, non si poteva continuare a tenere in vita «sportelli che fanno 60 operazioni al mese». «Quando furono aperti questi sportelli si pensava potessero avere una funzione di welfare - è stato precisato - di aiuto per la popolazione locale. Adesso lo sbilanciamento tra costi e ricavi è troppo evidente, troppo marcato. Quanto dovrebbe costare ogni singola operazione in quelle filiali?». Sull’ipotizzata (e subito accantonata) fusione con Veneto Banca, Iorio ha ribadito che «non è all’orizzonte. Loro fanno un certo percorso, noi il nostro. Con l’aumento di capitale saremo una tra le più solide realtà italiane». Sugli stress test di Bankitalia previsti per l’anno prossimo, il Consigliere delegato ha dichiarato di non temerli: «Non ci sono preoccupazioni». Fra le altre toccate, la questione dell’aumento di capitale, fino a un miliardo e mezzo di euro, che- Iorio lo ripete come un mantra - rappresenterà il punto di svolta per la vita di BpVi. «È una grande opportunità di investimento per i risparmiatori - ha detto fra l’altro - e io personalmente investirò».
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