Ponterosso ha più appeal del Tergesteo

Ti basta girare un solo angolo del centro e scopri che agli occhi dell’ultrabenestante, molto spesso forestiero, il salotto buono di Trieste, per quanto intimo e compresso possa essere, non è tutto uguale. Un angolo può piacere, tirare più di un altro, benché distante, magari, non più di 200 metri in linea d’aria. E a tirare di più, per l’appunto, è in questo caso l’angolo che, tra i due, non t’aspetti. È lo scorcio romantico su Ponterosso, che rivela un appeal residenziale - circoscritto al solo mercato top, di sommo pregio (e prezzo) - più carico addirittura del centro del centro, giusto dietro piazza Unità.
Questo è quanto lasciano intendere, per lo meno, i dati ufficiali e aggiornatissimi - sulle abitazioni ancora disponibili o già vendute - pubblicati on-line da proprietà o loro intermediari. L’esempio è fra due palazzi di enorme pregio, di recentissima rimessa a nuovo. Uno è Palazzo Genel, lo storico quartier generale Bnl che affianca il Canal Grande, tra il Carciotti da una parte e piazza Ponterosso dall’altra. Qui la Uno Ponterosso Srl - l’immobiliare che ha nell’irlandese Geoffrey Logue il socio di maggioranza e in Giovanni Cossi Sadoch l’amministratore delegato - riferisce sul proprio sito di aver già assegnato, piazzato 13 dei 14 appartamenti tra gli 88 e i 309 metri quadrati messi in vendita da 5mila euro e passa al metro quadrato, per una percentuale di vendita del 93%.
L’altro palazzo è il Tergesteo. Qui - come si evince dal sito di Arc Group Real Estate, uno dei tre broker con Gallery e Bg per Carlyle Re Advisor, braccio italiano dell’omonimo fondo d’investimenti statunitense titolare dell’immobile - l’ampissima gamma di appartamenti ricavati, dalla mansardina di 36 metri quadrati al duplex da 252 metri quadrati, ne rivela ancora disponibili 51 su 78 (di cui tre sono però in fase di prenotazione, ndr) con prezzi variabili dai 220mila euro per un monolocale al milione e 150mila euro per un superalloggio di 241 metri quadrati su due livelli. La percentuale di vendita è attorno al 35%.
Occhio, però. C’è modo e modo di leggere questo dato, tiene a precisare da Milano Valeria Falcone, country head Italia di Carlyle: «A livello di valore immobiliare, e non di mero numero d’abitazioni, siamo a percentuali di vendita del 66% sul lato di piazza Verdi e del 48% su quello di piazza della Borsa». Il motivo, spiega, si deve principalmente al fatto che «le vendite erano partite, e con successo, in particolare dalle due torri Nord e Ovest, su piazza Verdi, nonché dagli appartamenti più grandi e di maggior valore, verso l’esterno. Dopodiché, mentre si stava lavorando sulle due torri Sud ed Est, su piazza della Borsa, oltre che sui bilocali e sugli alloggi interni, verso la galleria, da settembre in poi abbiamo iniziato a scontare pure noi la frenata del mercato».
«La consideriamo però - ancora Valeria Falcone - una situazione temporanea generale, che non è triestina né dipendente dal Tergesteo. Si tratta solamente di aspettare, anche perché le visite sono tante, l’interesse non è calato. Ed è un interesse che viene non da persone che cercano una prima casa, bensì un investimento importante. Avessimo la percezione di non farcela, avremmo cambiato strategia».
Carlyle insomma non ha la fregola di vendere. Che con la fretta diventa svendere. Con i contratti fatti fin qui - compresa la cessione del blocco commerciale tra piano terra e mezzanino alla Trieste Gallery Srl di Napoli - la proprietà del Tergesteo è già rientrata nell’investimento. E questo lo lasciano intendere sia da Milano la referente italiana del fondo a stelle e strisce, sia da Trieste Antonio De Paolo presidente del collegio provinciale della Fiaip, la Federazione italiana agenti immobiliari professionali, nonché titolare di Gallery Real Estate, uno dei broker di Carlyle. Il quale aggiunge un’ulteriore precisazione che rende l’idea della non-fretta: «Qui, al di là della grande incertezza che si respira a tutti i livelli per l’inchiodata dell’accesso al credito, ci troviamo innanzi a potenziali compratori che hanno l’aspettativa di un’ondata ribassista, conseguente proprio allo stallo del mercato, tale da poter consentire loro di acquisire un immobile di grande valore a un 10-15% in meno». Ma ovviamente non è questa - fa ancora capire De Paolo - gente col cruccio del denaro per colpa della crisi. Sono altri segmenti della domanda ad essersi ritirati: quelli più sotto, i cosiddetti normali, cui «le banche da settembre hanno richiuso i rubinetti» in chiave-mutuo.
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