Ponte di Sabbioncello, Sarajevo va all’attacco

La protesta del presidente bosniaco Izetbegovic con il rappresentante Ue in Bosnia: «I lavori vanno fermati al più presto»

ZAGABRIA Dopo l’inizio dei lavori sul ponte di Sabbioncello, i vertici della Bosnia-Erzegovina passano al contrattacco. Convinti che l’infrastruttura croata leda gli interessi bosniaci, minacciando l’unico accesso al mare del paese, il Primo ministro di Sarajevo Denis Zvizdic e il membro bosgnacco della presidenza tripartita Bakir Izetbegovic hanno protestato ieri in due modi diversi, ma con lo stesso obiettivo: ottenere lo stop del cantiere di Sabbioncello. Il premier Zvizdic ha inviato una lettera aperta al suo omologo croato, Andrej Plenkovic, in cui chiede ufficialmente di fermare i lavori di costruzione e accusa Zagabria di “non aver cercato una soluzione che soddisfi entrambe le parti”. Nel dettaglio, Zvizdic invita Plenkovic a sospendere la costruzione fino al raggiungimento di un accordo bilaterale sui diritti e sugli obblighi di entrambi i paesi, nello spirito di buon vicinato e nel rispetto della Convenzione Onu sul diritto all'accesso alle acque internazionali. Uno dei timori di Sarajevo è infatti che il ponte - che ricongiungerà la contea di Dubrovnik con il resto della terraferma croata - renda in futuro più difficile l’accesso al mare per la Bosnia, nell’unico punto (il corridoio di Neum) in cui il paese è bagnato dall’Adriatico. Il presidente Izetbegovic si è spinto ancora più in là, cercando sostegno presso i rappresentanti di Bruxelles.

Ieri, Izetbegovic ha infatti incontrato l’ambasciatore dell’Unione europea in Bosnia, Lars-Gunnar Wigemark, a cui ha chiesto di intervenire sul caso, essendo il ponte di Sabbioncello un progetto finanziato all’85% dall’Ue (ovvero con con 357 milioni di euro su un totale di 526). Il capo di Stato bosniaco ha menzionato sia il problema della grandi navi che potrebbero non poter più raggiungere Neum a causa del ponte, sia la questione del confine marittimo, che resta da tracciare tra le due repubbliche ex jugoslave. A questo proposito, Izetbegovic ha ricordato che la posizione ufficiale bosniaca è nota già dal 2007, quando la presidenza di Sarajevo ha pubblicato un documento sulla questione. “La Commissione europea era al corrente della posizione bosniaca e uno studio di fattibilità del 2014, finanziato dall’Ue, ha stabilito che la costruzione del ponte di Sabbioncello potrebbe finire all’interno di un disputa legale internazionale”, si legge nel comunicato pubblicato dalla presidenza bosniaca.

Ma non tutto il mondo politico, a Sarajevo, condivide queste posizioni. Il membro croato della presidenza, Dragan Covic, parla di “argomenti pre-elettorali” usati dai bosgnacchi in vista delle elezioni generali del prossimo 7 ottobre. In quanto al terzo membro, quello serbo, Mladen Ivanic ha dichiarato che “non sarà certo lui a decidere” dato il dissenso tra i suoi due colleghi. Per questo motivo, un ricorso internazionale contro la Croazia “non avverrà”, ha assicurato Ivanic. Ma la polemica continuerà sicuramente a crescere tra Sarajevo e Zagabria, mentre l’impresa cinese Crbc va avanti con i lavori.


 

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