Polizia slovena-governo, scontro aperto

Gli agenti si ribellano ad ulteriori tagli previsti per il 2015. Il sindacato: «Pronti alla protesta, ma non contro i cittadini»
Di Mauro Manzin

TRIESTE. Cresce la tensione sociale in Slovenia dopo che il governo ha annunciato nuovi tagli nel settore pubblico in vista della legge di stabilità del 2015. A guidare la rivolta sono gli agenti di polizia che hanno avviato un vero e proprio scontro con il governo. A far infuriare ancora di più gli agenti è stata la sospensione della seduta della commissione interni del Parlamento che aveva all’ordine del giorno proprio la discussione sugli ulteriori tagli alla polizia.

La presidente della commissione, Lilijana Kozlovi› ha motivato la decisione sostenendo che misure sono previste per l’intero settore pubblico e quindi prima di discuterne in Parlamento le parti devono affrontare i nodi della situazione davanti a un tavolo di confronto. La riunione della commissione era stata sollecitata dal gruppo della Lista unita (Zl) allarmata proprio per i tagli che si stanno preventivando per i lavoratori dell’ordine pubblico.

E il sindacato dei poliziotti (Sps) non ha tardato a reagire a quella che secondo il suo presidente, Zoran Petrovi› «è una mossa vile» da parte della Kozlovi› la quale, peraltro, ha svolto gran parte della sua carriera proprio tra le fila della polizia. Petrovi› poi parla chiaro: «I tagli nel settore pubblico non sono uguali per tutti». Molto critica sulle ulteriori riduzioni di risorse è stata la stessa vice capo della polizia, Tatjana Bobnar la quale ha affermato che si va verso un ulteriore taglio di organici e che gli agenti devono svolgere di anno in anno sempre una maggiore mole di lavoro ma che non si potrà contare in eterno solamente sulla condotta etica del poliziotto stesso.

Il presidente del sindacato di polizia avverte che «non ci vorrà molto a motivate gli agenti per dimostrare che cosa sia la distruzione del sistema di sicurezza» del Paese e preannuncia una battaglia senza quartiere. «Prenderemo iniziative - annuncia Petrovi› - che colpiranno questo governo che con le sue decisioni ci ha dichiarato guerra e quindi guerra sia». «Non andremo invece - precisa subito dopo - contro i cittadini, bensì contro il governo e la politica che hanno dimostrato di prendersi gioco dei poliziotti».

Ma se il sindacato è duro e deciso altrettanto, almeno fino ad oggi, lo è anche il governo di Miro Cerar. Il ministro della Funzione pubblica, Boris Koprivnikar, infatti, sostiene apertamente che lui in veste di principale interlocutore nel tavolo di confronto con il settore pubblico non tratta con il sindacato di polizia. Egli ha altresì sostenuto che i provvedimenti che il governo sta elaborando per la legge di stabilità sono equi per tutti i settori del pubblico impiego e improntati al massimo equilibrio. «In questo Paese - conclude Koprivnikar - ci sono molte persone esasperate, ma anch’io sono esasperato perché voglio cambiare lo status quo».

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