Politica in Fvg, larghe intese e fiducia a Draghi dividono di nuovo le forze a sinistra

Il ritorno di Speranza tra i ministri bocciato da alcuni ex Pci e difeso invece da altri. Honsell: «Si guardi al programma»
Il ministro della Salute, Roberto Speranza, il 04 luglio 2020 ANSA / CIRO FUSCO
Il ministro della Salute, Roberto Speranza, il 04 luglio 2020 ANSA / CIRO FUSCO

TRIESTE «Leu faccia quello che vuole, io sono comunista». Stojan Spetic, ex senatore Pci e segretario regionale dei Comunisti italiani, non ci mette troppo a dire che no, «quello di Mario Draghi non è il mio governo». Più coinvolto, visto il ruolo di segretario regionale di Sinistra Italiana, Marco Duriavig a sua volta piazza l’altolà: «Non è un problema di Draghi, ma di compatibilità di un governo con la Lega o della Lega». La sinistra insomma, una volta ancora, è divisa (e conta non poco il fatto che Articolo Uno, nel gruppo Leu, abbia espresso il ministro della Salute Roberto Speranza).

La tesi di Spetic è che la chiamata di Draghi non sia altro «che la resa della politica rispetto al compito di superare la crisi». E che lo stesso Draghi sia «il commissario mandato dal capitale finanziario a utilizzare i fondi del Recovery perché non ci fida dei partiti». Liberi e Uguali dentro o fuori? «Sono spaccati. Ma non è un problema mio». Leu «fuori», dice invece convinto Duriavig: «Le posizioni leghiste sono incompatibili con le nostre. Speranza? Non si entra in un governo per avere dei ministri».

Un po’ meno a sinistra la si pensa però diversamente. Carlo Pegorer, membro della direzione nazionale di Articolo Uno, parte da quanto accaduto: «Prendiamo atto che il Conte II non aveva i numeri sufficienti per continuare, neanche trasformandosi in un Conte III. Poi è arrivato l’appello del Presidente della Repubblica Mattarella, il richiamo alla politica a continuare a confrontarsi sulla pandemia e sulla conseguente crisi economico-sociale, con disuguaglianze ulteriormente aggravate e un blocco dei licenziamenti che va necessariamente rinnovato».

È anche su questi temi, prosegue l’ex parlamentare democratico, che non dimentica «le questioni altrettanto importanti della progressività fiscale e della riconversione ecologica del Paese», che si dovrà decidere la partecipazione o meno della sinistra al governo: «Se Mario Draghi, che ha sentito anche le parti sociali, offrirà risposte positive nel merito almeno di alcuni di questi nodi, credo non vada dispersa, ma mantenuta, l’esperienza che ha unito Partito democratico, Movimento Cinquestelle e Leu».

Anche Furio Honsell, l’ex sindaco di Udine eletto in Consiglio regionale con Open Sinistra Fvg, sottolinea che la differenza la farà il programma: «Se Draghi, su campagna vaccinale, Recovery plan, bomba sociale dei licenziamenti e sostenibilità, farà quello che gli è stato detto andrà appoggiato. Se parte per la tangente, invece, se ne ridiscuterà». Speranza ministro è un’altra condizione? «Mi pare che non sia in discussione l’ottima gestione dell’emergenza sanitaria da parte del ministero della Salute. Su tanti aspetti abbiamo fatto da apripista».

L’ex rettore dell’Università di Udine, tuttavia, non nasconde che avrebbe preferito altre strade: «Ho profondo rispetto per l’esperienza e il prestigio di Mario Draghi, che non è però il tipo di leader che mi scalda il cuore. Dispiace che a questa soluzione si sia pervenuti con le forze di sinistra a rimorchio e non alla guida di un cambiamento che ormai era inevitabile considerati gli equilibri di forza in Parlamento». —


 

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