Politica e lavoro al centro del congresso Acli

Il monito del presidente provinciale Cozzolino: «Le istituzioni colmino la distanza dalla gente comune»
Di Luca Saviano

La relazione del presidente Cristiano Cozzolino ha aperto il 25esimo Congresso provinciale delle Acli. Un’analisi lucida, la sua, che è servita a fotografare lo stato dell’arte di un’associazione che, dopo oltre settant’anni di vita, si interroga su quale potrà essere il suo ruolo all’interno di una società che sta attraversando una fase di profondi cambiamenti economici e sociali. L’intervento di Cozzolino non ha risparmiato critiche al sistema partitico del Paese, «divenuto uno spazio formale per raggiungere il potere attraverso la promozione dei singoli candidati».

Le Acli non vogliono rinunciare al proprio ruolo di pungolo nei confronti delle istituzioni, nel tentativo di «colmare la distanza, rispetto alla percezione della realtà, che divide la gente comune da chi invece fa politica», perché, come ha sottolineato più volte nel suo discorso Cozzolino, «la forbice che segna il divario fra i più poveri e i più ricchi continua ad ampliarsi, facendo presagire scenari quasi medievali, scongiurabili solamente attraverso un’azione redistributiva dei redditi». Particolare attenzione, nel corso degli interventi, è stata riservata al tema dell’occupazione. Lo stesso vescovo di Trieste Giampaolo Crepaldi ha invitato le Acli «a tenere ferma la barra sulle problematiche occupazionali, in una stagione dove il lavoro manca o cambia nella forma». Sottolineature, quelle fatte dal presule, che sono state riprese anche dal sindaco Roberto Cosolini, che ha ribadito come il lavoro sia un «fattore fondamentale per la coesione sociale di una comunità». Il senatore dem Francesco Russo ha richiamato l’importanza «dell’esperienza politica che nasce all’interno dell’associazionismo». Un racconto autobiografico, il suo, che è servito a ribadire come «il pubblico, da solo, non sia in grado di fornire tutte le risposte per far uscire le persone dalle “periferie esistenziali”». Il capogruppo del Pd alla Camera Ettore Rosato ha riconosciuto a Cozzolino onestà intellettuale: «Con il suo intervento ci ha picchiato e per questo lo ringrazio - le sue parole - . Siamo consapevoli che la classe dirigente di questo Paese debba ritornare a puntare sulla società civile, anche perché la politica ha smarrito la sua capacità aggregativa nei confronti dei giovani». Un affondo, quello incassato da Rosato, che è servito a Cozzolino per denunciare «l’incapacità del governo nell’incidere sui corpi intermedi, luoghi dove si annidano sacche di malsano potere, ma anche ambiti di grande potenziale, di costruzione di pensiero e cultura». Il tema delle migrazioni, affrontato dal direttore generale di Amnesty International Italia Gianni Rufini, ha riportato l’attenzione su una parte del mondo, quello occidentale, «che sta subendo una trasformazione demografica straordinaria». Una trasformazione che non è possibile fermare con il filo spinato e che chiede alle Acli «di essere ancora di più uno spazio di speranza».

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