Polenta e frico sotto l’albero E piazza Unità fa il pieno

Alla calata dei carnici conquistatori, Trieste s’è lasciata conquistare. Prendere per la gola. L’arma impugnata, d’altronde, era tra le più irresistibili, per chi vive da queste parti: cibo. Gratis per giunta. E che cibo: una tonnellata e un quarto tra polenta e frico. Alla faccia e alla pancia del campanilismo, che in questi giorni non ha marcato visita del tutto, se è vero che i mal di pancia di qualche triestino hanno un po’ rumoreggiato, specie in rete. Tant’è. Dopo il prologo festaiolo dell’accensione dell’abete della Carinzia al mattino in piazza della Borsa, con tanto di autorità, Inno di Mameli e Marcia di Radetzky, ieri pomeriggio, al calare della sera, nel momento in cui il grande abete venuto in dono da Forni di Sopra (in posa al buio da più d’una settimana) si è finalmente acceso, fondendosi così coi giochi di luce “3d” sparati da 24 ore prima sul Municipio, piazza Unità si è riempita di gente: un paio di migliaia di persone, più o meno, anche di più per gli organizzatori (mica era un corteo sindacale, dunque non c’è guerra di numeri né controprova con la Questura...).
Il pienone è di certo uno dei principali effetti dell’annunciata distribuzione del mangiare e bere tipico del luogo da cui quell’albero proviene: oltre alla “Foglie d’erbe”, bionda doc di Forni tre volte campionessa nazionale nonché campionessa europea in carica tra le birre artigianali, ecco la super-polenta preparata dai “Polentars di Verzegnis” (oltre 600 chili di ben di Dio) e altrettanti di frico cucinati da decine di esperte mani “tipicamente” fornesi. Tra tutte queste mani pure quelle, ad esempio, della mamma di Lino Anziutti, il sindaco di Forni di Sopra, il quale ha tenuto personalmente a battesimo l’accensione del “suo” abete assieme al collega padrone di casa Roberto Cosolini. «Sono contentissimo - così Anziutti - è andata meglio di ogni previsione. Ringrazio Trieste, i cinquanta e più volontari venuti da Forni, in primis il co-organizzatore Gino Cordazzi, e la ventina di amici arrivati da Cittadella per darci una mano». «È stata una bellissima festa, ho notato che tantissimi triestini conoscono il mio collega, e sono venuti a salutarlo, questa è la conferma dell’amore storico tra la nostra città e Forni di Sopra», ha aggiunto Cosolini, che ha ribadito come il 20% delle seconde case di Forni sia di triestini e ha confessato «l’emozione per aver tagliato la polenta col filo». Alla fine sono stati distribuiti cinquemila piatti. Più di qualcuno, forse anche il padrone di casa, sarà andato in seconda.
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