Polemica sul match Trieste contro Italia in odore di Tlt
TRIESTE Da Salone degli Incanti a Salone degli Assalti, e va bene. Dalle pietre di Jannis Kounellis alle pedate di Manara o Topking, e va ancora bene. Dai due fronti della Prima Guerra Mondiale alla guerra sul ring, e sempre botte sono. Da contenitore culturale a spazio omnibus, e va già meno bene, ma semel in anno è tollerabile.
Quello che invece fa sollevare più di un sopracciglio sono alcuni eventi e alcuni contenuti, diciamo così, collaterali all’odierna manifestazione di Muay Thai in programma in quella che fu Santa Maria del Guato, la pescheria più amata dai triestini. Con grande giubilo già espresso per tempo da Giorgio Rossi, l’assessore multipurpose della giunta Dipiazza, che così ha potuto sublimare in contemporanea il suo doppio incarico allo sport e alla cultura. «Voglio dare vita a una stagione sperimentale - aveva detto - visto che il Salone degli Incanti non incanta più nessuno».
Capita però che un manifesto malandrino finisca nelle mani di Maria Luisa Paglia, della segreteria provinciale del Pd. Che tra uomini a torso nudo, “tartarughe” perfette e sguardi da killer, trova una strana intestazione. Riguarda l’incontro tra il triestino Marco Micali, promessa locale, e l’italiano Anoir Abouguila, presentato come “Trieste Vs Italia”.
Prego? A prescindere da contenuti linguistico-geografici, per cui forse suonerebbe più naturale che Micali fosse italiano piuttosto che Abouguila, una dicotomia del genere, nell’italianissima Trieste, ancora capace di adombrarsi nel ricordo dello “statista” Tito, come Rossi ben sa, può essere dirompente. E la Paglia se ne fa testimone.
«Non mi sembra che Trieste sia anche uno Stato», debutta. Salvo aggiungere che «Il campionato prevede la lotta tra diverse nazionalità e c’è anche all’interno della manifestazione una competizione tutta italiana. Logica vuole che se i due combattenti sono italiani si citi la loro città di provenienza per entrambi, per esempio Tizio (Milano) v/s Caio ( Torino).
Nel manifesto si cita, per uno la nazione Italia, per l’altro, Trieste, che non mi sembra sia anche uno Stato. Come mai alcuni assessori di questa giunta particolarmente attenti alla salvaguardia dell'identità nazionale di questi territori non abbiano notato questa particolarità, più volte ripetuta nel manifesto?».
Strano silenzio, in effetti, ma fino a un certo punto. L’organizzatore della manifestazione, Alessandro Gotti, non solo è stato responsabile della sicurezza degli indipendentisti di Trieste Libera ma ora è vicino a quelli del Territorio Libero.
Al punto da invitare «soci e simpatizzanti» in occasione dell’evento a partecipare a fine serata a «un brindisi con scambio di auguri al bar del Salone». Un’esplosione di cordialità cui partecipa, indirettamente, lo stesso Comune, visto che per la manifestazione ha concesso gratuitamente l’ex Pescheria, come da apposita delibera n° 3492, mandando a bilancio dichiaratamente una minore entrata di 3713,05 euro. Un brindisi ricco.
La Paglia, intanto, tuona anche sull’inopportunità di questa scelta, che depauperizza l’immagine dell’ex Pescheria. Dice: «Una risorsa cittadina come il Salone degli Incanti, che potrebbe essere la sede di un centro culturale, di una biblioteca, di una mostra, di un evento artistico ad ampio raggio, ospita degli incontri pressocchè da palestra, in quanto questo genere di evento attira di solito non più di cento persone, per la maggior parte al seguito dei partecipanti. Si tratta, quindi, di un’iniziativa con un richiamo minimo. Prima domanda: quanto ha ricavato il Comune di Trieste dalla locazione di questo edificio?».
La risposta è stata già data e sta tutta nella delibera, dove tra l’altro viene riconosciuto «l’interesse pubblico dell’iniziativa ai fini dell’applicazione della deroga sia dei livelli che degli orari in luogo pubblico o aperto al pubblico».
Insomma, dopo una bella serata di sport (in fondo è pur sempre un Mondiale) si potrà anche tirar tardi, magari sognando una Trieste più libera nel TlT. Offre il Comune.
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