Pola, sciopero dei cantierini Uljanik verso il fallimento
POLA. Era nell'aria la ripresa dello sciopero ieri mattina nello stabilimento navalmeccanico Scoglio Olivi dopo 15 giorni di astensione messa in stand by nella speranza e attesa che venisse versata la differenza tra la paga minima di settembre di 360 euro uguale per tutti e lo stipendio pieno.. Invece non c'è stato alcun versamento e come del resto annunciato dai leader sindacali, i 2.000 occupati rimasti nel cantiere navale hanno incrociato le braccia. Alcuni mesi fa nel periodo pre crisi, i dipendenti erano 2.800 e ora il loro numero è notevolmente calato visto che molti di essi hanno ritirato il libretto di lavoro cercando fortuna altrove, soprattutto nei cantieri tedeschi e alla Fincantieri di Monfalcone.
Per lo storico cantiere polese un tempo vanto e pilastro dell'economia istriana, con ruolo di primo piano nell'export complessivo del Paese, lo spettro del fallimento e della liquidazione purtroppo sta assumendo sembianze sempre più concrete. Questa volta a differenza delle agitazioni precedenti, i cantierini ieri non hanno manifestato lungo le vie cittadine, hanno preferito starsene in silenzio all'interno dello stabilimento. Un silenzio che sicuramente parla piu' di un fiume di parole: sono allo stremo delle forze, le bollette vanno pagate in tempo, bisogna sfamare la famiglia mentre lo shopping e i regali per le prossime festività sono solo un sogno. «Per molti cantierini che da mesi non riescono a pagare le rate dei crediti sta scattando il pignoramento dei beni - ha detto il presidente del comitato di sciopero Boris Čerovac - per cui non possiamo più pretendere da loro che lavorino con le tasche vuote, quindi non c'era alcuna alternativa allo sciopero». Čerovac ancora una volta ha puntato l'indice contro il governo croato accusandolo di non aver fatto quanto in suo potere per salvare il cantiere dal tracollo.
Il ministro dell'Economia Darko Horvat respinge le accuse spiegando di essere alcremente al lavoro alla ricerca del partner strategico. «Comunque con lo sciopero non si risolve il problema», ha fatto sapere da Zagabria senza citare questa volta la Fincantieri di Monfalcone e l'Ucraina Smart Holding interessati (forse) all'acquisizione dell'intero Gruppo Uljanik, che comprende anche il cantiere Tre Maggio di Fiume.
Il comitato di sciopero ha proclamato l'agitazione generale, ciò vuol dire che non viene consentito di lavorare neanche agli operai esterni ingaggiati dal committente australiano per il completamento della nave da crociere polari in fase di allestimento. Tali operai non vanno considerati cooperatori esterni ma vera e propria manodopera ingaggiata e pagata direttamente dal committente per cui non si escludono strascichi sul piano giuridico – legali.
Sembra comunque che a una parte di essi sia stato consentito di lavorare. Però appare certo che la nave non sarà consegnata entro Capodanno come stabilito dal contratto di costruzione per cui c'è da attendersi la richiesta del pagamento delle penali.
E per ieri sera era stato fissato un incontro tra la direzione aziendale e il possibile partner strategico Danko Končar che dunque è tornato a farsi vivo. —
P.R.
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