Pola capitale istriana: il via libera del Sabor fa arrabbiare Pisino
POLA. Forse questa sarà la volta buona, dopo alcuni tentativi andati a vuoto nel recente passato. Stiamo parlando dell’iniziativa intesa a riconoscere il maggior centro istriano, ossia Pola, capoluogo regionale, invece di Pisino ritenuta una forzatura, anzi un capriccio del defunto presidente croato Franjo Tudjman che agli inizi degli anni Novanta l’aveva proclamata capitale dell’Istria come premio per la sua “croaticità”. Ebbene il Sabor in prima lettura ha appoggiato la proposta del deputato dietino Valter Boljun›i„ che ora ha sei mesi di tempo per presentare in aula la bozza definitiva delle modifiche alla Legge sulla geografia amministrativa della Croazia.
«Pola deve diventare capoluogo - spiega - in quanto è il centro economico, culturale e scientifico dell’Istria. Si tratta più che altro di una questione di prestigio, per gli istriani in sostanza cambierà ben poco». L’Assemblea regionale continuerà a riunirsi a Pisino e i vari dipartimenti dell’amministrazione regionale rimarranno dislocati un po’ in tutta la penisola, il presidente della Regione continuerà ad avere sede a Pola.
Ovviamente l’iniziativa non è stata gradita dal sindaco di Pisino Renato Krul›i„ che definisce la cittadina centro-istriana «capitale storica dell’Istria», ricordando che qui hanno sede varie istituzioni e uffici tra cui la Revisione di stato e l’Agenzia per lo sviluppo rurale dell’Istria. Il primo cittadino sostiene che «cambiando le cose Pola non guadagnerebbe niente ma che Pisino perderebbe tanto». Krul›i„, che parla di «scippo bello e buono», non intende arrendersi senza sparare alcun colpo e annuncia la possibilità di indire un referendum sulla scottante questione.
C’è il pericolo a questo punto di spaccature all’interno della Dieta democratica istriana che governa sia Pola sia Pisino. L’iter prevede che sulla questione si pronunci l’Assemblea generale e, visto il rapporto delle forze in campo, l’esito della votazione appare scontato. Per bocca di Pedja Grbin presidente del Comitato parlamentare per la Costituzione e l’assetto politico, il Partito Socialdemocratico fa sapere che in Parlamento appoggerà quanto deliberato a livello regionale. Voto libero, insomma, secondo coscienza. (p.r.)
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