Poggiana: «Pronti a ripartire con una nuova filosofia e con Cattinara rifatto»

Giulia Basso

TRIESTE Tra le opere pubbliche in cantiere è una delle più importanti del territorio nazionale, ma è anche uno degli appalti più complicati degli ultimi decenni. Vale 140 milioni di euro l’appalto per l’ospedale di Cattinara e il percorso dallo sviluppo del progetto all’aggiudicazione definitiva dell’appalto è una storia che dura da più di 15 anni. Ma finalmente si vede la luce alla fine del tunnel: ne è convinto Antonio Poggiana, direttore dell’Azienda sanitaria universitaria giuliano isontina-Asugi, che domani chiuderà il Festival di Salute organizzato dal Gruppo Gedi con un intervento dedicato proprio al “nuovo Cattinara”.

Direttore, qual è il futuro dell’ospedale di Cattinara?

Dopo l’aggiudicazione definitiva dell’appalto (alla società Rizzani De Eccher, ndr) per l’approvazione del progetto esecutivo manca solo il parere positivo della commissione sismica regionale e dell’organismo di verifica, l’ente terzo che certifica la bontà del progetto. Contiamo per metà ottobre di chiudere questo capitolo e dare inizio ai lavori.

Come sarà il nuovo Cattinara?

Ci sarà una nuova costruzione in cui verrà collocato l’ospedale Burlo Garofolo, un altro edificio con l’area laboratori, alcuni servizi e parcheggi. L’intervento più complesso è la terza torre di collegamento fra le attuali due torri, quella medica e quella chirurgica, che aumenterà la funzionalità della struttura, con la creazione di nuovi spazi per gli studi medici. Ci sarà un intervento di ristrutturazione totale delle aree degenza, con la trasformazione delle stanze in camere con uno o due posti letto, migliorando di molto il comfort dei pazienti.

E la cosiddetta “torre Covid”?

C’è uno studio di fattibilità conseguente alla pandemia per la creazione di un’area Covid dedicata, che fra un decennio potrebbe venire impiegata per un’altra pandemia, visto che ormai abbiamo capito che il rischio futuro è questo. Al momento lo studio è all’analisi della Direzione generale salute del Fvg e si sta valutando come ottenere i finanziamenti, intorno ai 50 milioni, dal Pnrr. Andranno valutati vari parametri, tra cui la flessibilità, perché nella gestione ordinaria l’edificio verrà impiegato ad altri fini e dovrà essere riconvertito velocemente in caso di epidemia.

Com’è cambiato Cattinara con la pandemia?

Abbiamo ricompreso la necessità di percorsi puliti, di luoghi filtro, di aree di isolamento e di controlli degli accessi. Negli ultimi anni la filosofia di “ospedale aperto” a mio avviso è stata esasperata. Ora, pur avendo a disposizione farmaci e tecnologie evolute, siamo dovuti tornare ai concetti di isolamento e quarantena come nel passato.

Cosa avete imparato come azienda sanitaria?

Che i servizi sanitari sono un sistema a tutela della vita dei cittadini a tutto tondo; che occorre migliorare la comunicazione tra professionisti e popolazione; che servono risposte forti e coordinate da parte dei programmatori nazionali e regionali. Che non si possono prendere decisioni senza dati a disposizione e non si può fare salute senza tecnologie adeguate e senza ricerca. La telemedicina è un aspetto su cui bisognerà investire molto. Infine, abbiamo capito che occorre continuità nel percorso assistenziale e che per occuparsi degli anziani servono nuovi modelli: case di comunità e ospedali di comunità, strutture con modesta richiesta di assistenza medica ed elevata richiesta di assistenza infermieristica.

Nel prossimo futuro ci sarà una ripresa delle prestazioni sanitarie non Covid?

Ci sarà un surplus di lavoro per riprenderle con volumi maggiori rispetto a quanto è stato possibile fare durante la pandemia. Ma durante l’emergenza è stata comunque data risposta a tutte le patologie tempo-correlate (reti cardiologica, ictus, trauma) e oncologiche.

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