Podgorica vince la battaglia della lingua

Il montenegrino riconosciuto come idioma dall’organizzazione che ha sede negli Usa

BELGRADO. La frammentazione è completa. Dopo quella politica, con l’implosione della Jugoslavia, non poteva che compiersi anche quella di una lingua comune, con poche differenze, che oggi si declina in tanti nomi diversi. E dopo croato, bosniaco, serbo è arrivato anche, ufficialmente, il montenegrino. Così ha deciso il comitato Iso 639-2 dell’Organizzazione internazionale per la normazione, con quartier generale nella Biblioteca del Congresso Usa, istituzione che si occupa di catalogare le lingue parlate nel mondo. E il montenegrino è una lingua a tutti gli effetti, distinta dal serbo, ha deciso il comitato.

La battaglia, iniziata quasi un decennio fa, è dunque finita. Con la vittoria di Podgorica. Ad annunciare il successo è stato il direttore della Biblioteca nazionale di Cetinje, Bogic Rakocević, che dal 2008 ha condotto la guerra per il riconoscimento: «Il Montenegro ha ricevuto il codice internazionale Iso per la lingua montenegrina, la richiesta è stata approvata», ha informato. Il codice “Cnr” sarà inserito a breve nella lista ufficiale Iso e rappresenta un «altro importante fattore per l’identità» nazionale, ha aggiunto. Questo perché «il comitato non solo ha riconosciuto l’esistenza del montenegrino, ma ha anche comprovato che esso non è una variante del serbo».

Si risolve così, «dopo l’indipendenza del 2006, un altro dubbio storico» e il codice Cnr e il montenegrino saranno «riconoscibili in tutto il pianeta», ha esultato ieri il presidente del Parlamento, Ivan Brajović. È un momento talmente importante, ha proposto invece lo studioso Adnan Cirgic, che si dovrebbe inserire in calendario la “Giornata della lingua montenegrina”.

Lingua che ha avuto però qualche problema di "riconoscimento", almeno in passato, anche all’interno dei confini del piccolo Stato, indipendente dalla Serbia dopo il referendum del 2006, che ha portato alla nuova Costituzione in cui il montenegrino è definito «lingua ufficiale», con gli alfabeti «latino e cirillico considerati alla pari». E «serbo, bosniaco, albanese e croato» definite lingue spendibili «per usi ufficiali».

Secondo il censimento del 2011, malgrado il 45% abbia dichiarato di sentirsi montenegrino contro un 29% che si sente ancora serbo, solo un 37% della popolazione ha però dichiarato di parlare montenegrino, mentre il 43% ha specificato che la sua lingua madre è il serbo. Percentuali che indicano un certo grado di confusione identitaria, comprensibile visti gli intrecci nella storia di Serbia e Montenegro. E che spiegano le polemiche interne tra chi ancora rimpiange l’unione con la Serbia e chi la rigetta, oltre a complicate dispute sulla denominazione della lingua, sul suo insegnamento nelle scuole, sull’esistenza del montenegrino, da alcuni considerato una “variante” del serbo. Una versione controversa, ribadita ieri dai quotidiani belgradesi: su “Politika” è stata citata una linguista che ha parlato di «violenza sul serbo». E “Novosti” ha suggerito addirittura si tratti di un «riconoscimento politico» deciso dagli Usa.

 

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