Podgorica e Tirana ai ferri corti per le micro centrali sul Cijevna

PODOGORICA. Oramai sembra una sorta di mania che dilaga nei Balcani occidentali. Non è un viedogioco, né un modo di vestire o ballare. Infatti è qualcosa che si può rivelare molto pericoloso. Per l’ambiente e l’ecosistema su cui impatta. Stiamo parlando delle mini centrali idroelettriche vero nuovo business e con esso anche nuovo modo di delinquere. Adesso è addirittura il governo montenegrino che improvvisamente si sveglia e afferma che chiederà all’Albania ulteriori informazioni sulla prevista costruzione di mini centrali idroelettriche sul fiume Cijevna. Il tutto dovrebbe avvenire martedì prossimo alla riunione della commissione congiunta bilaterale per la gestione delle risorse idriche.
Giovedì scorso Podgorica ha dichiarato che Tirana non ha risposto alle sue preoccupazioni circa il potenziale impatto delle mini centrali idroelettriche sul Cijevna, o Cem, in albanese. «Il Montenegro avvierà tutti i meccanismi disponibili definiti nelle convenzioni internazionali – si legge in una nota del governo riportata dall’agenzia Birn – che sono vincolanti per tutti gli Stati».
L’Albania ha in programma di costruire 14 piccole centrali idroelettriche sul Cijevna, che inizia in Albania ma attraversa principalmente il Montenegro. Il ministero montenegrino per lo Sviluppo sostenibile e il turismo ha reagito già lo scorso ottobre dopo che gli attivisti ambientalisti avevano avvertito che erano iniziati i lavori sul letto del fiume Cijevna in territorio albanese e avevano fornito filmati delle tubature collocate nel fiume. Le Ong hanno affermato che le mini centrali idroelettriche danneggerebbero il suo ecosistema. Gli ambientalisti sostengono che le dighe rovineranno uno degli ultimi fiumi a flusso libero d’Europa, interromperanno le rotte migratorie dei pesci e minacceranno dozzine di specie rare.
«Non è ancora chiaro se sono state condotte analisi di valutazione dell’impatto ambientale. Non conosciamo ancora le informazioni di base, come quante centrali idroelettriche di preciso saranno costruite», ha dichiarato la settimana scorsa Ksenija Medenica, del Centro per la protezione e la ricerca degli uccelli in Montenegro. Il ministero montenegrino per lo Sviluppo sostenibile afferma di aver richiesto una documentazione completa sull’impatto ambientale dei piani all’Albania dieci mesi or sono e che questa è ora sul tavolo del governo montenegrino. La documentazione è stata presentata alla Commissione per la cooperazione nel campo della gestione delle risorse idriche con l’Albania, istituita dal governo Podgorica. Sia il Montenegro che l’Albania hanno firmato la cosiddetta convenzione di Espoo (Finlandia), che determina la nascita di una commissione economica dell’Onu per l’Europa, la Unece. Il tutto è entrato in vigore nel 1997 e proibisce ai firmatari di intervenire sulle risorse naturali prima di informare i Paesi vicini i quali possono subire influenze da queste attività.
Il fiume Cijevna inizia a Kelmend in Albania e scorre a sud-ovest attraverso il Montenegro per 32 chilometri. Ospita almeno 22 specie di pesci, tra cui la trota marmorea endemica, nonché rettili e anfibi. Nel 2017, l’assemblea della capitale montenegrina, Podgorica, ha dichiarato l’area protetta del cosiddetto Canyon di Cijevna come “monumento naturale” . Ciò implica l’uso sostenibile delle risorse biologiche e la prevenzione di eventuali attività dannose che potrebbero minacciare la sua biodiversità.
Molti governi della regione balcanica, come detto, si affrettano a costruire mini-centrali idroelettriche sui fiumi, per ridurre in parte la loro dipendenza dal carbone e soddisfare gli standard di energia rinnovabile stabiliti dall’accordo di Parigi sul cambiamento climatico. Ironia della sorte, una volta l’energia idroelettrica era considerata una soluzione “verde” alla crisi energetica. Ma gli attivisti affermano che così operando si sta per distruggere alcuni degli ultimi ecosistemi intatti in Europa. –
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