Pochi ricoveri e boom di ferie: il Burlo accorpa due settori

Degenze mediche e chirurgiche del Dipartimento di Pediatria unificate a inizio anno. Una mamma: «Disagi enormi».
Silvano Trieste 27/03/2010 Prof. Mauro Melato
Silvano Trieste 27/03/2010 Prof. Mauro Melato

Fare la spola tra San Vito al Tagliamento e Trieste, per seguire la propria bimba malata. Uno stress di partenza, al quale una mamma pordenonese, di cui omettiamo il nome per motivi di privacy, ha visto aggiungersi il disagio per gli accorpamenti “natalizi” di reparti dell’ospedale infantile triestino Burlo Garofolo. Che l’hanno spinta a prendere carta e penna. Per sfogarsi, quantomeno.

«Prima un intervento chirurgico preventivo, poi controlli ripetuti e un’emergenza - il 30 dicembre scorso - che si è conclusa per il meglio, nella notte, con un intervento chirurgico. In quest’anno - racconta la giovane mamma - ho avuto la possibilità di apprezzare la grande professionalità e competenza del personale medico e infermieristico di questi due ospedali. Per questo, di fronte al disservizio che si è verificato in questi giorni, non posso tacere. Perché a pagare sono bambini come mia figlia, ma ancor prima il personale della sanità: “missionari” che non vengono supportati dalla politica, che pensa solo a tagliare servizi per contenere i costi».

Dal primo gennaio, in effetti, la bambina, che era ricoverata nel reparto di chirurgia del Burlo, è stata trasferita in pediatria «assieme al personale del reparto per sopperire al taglio di medici e infermieri. Ho visto la faccia felice delle dottoresse che hanno operato con successo mia figlia nella notte, divenire cupa per un’organizzazione del lavoro che penalizza tutti, non da ultimo i pazienti».

E ancora: «L’accorpamento non è l’unico - racconta la mamma della piccola costretta a subire un intervento chirugico -. Anche i pazienti oncologici, bambini operati di trapianto o in attesa dell’intervento sono stati trasferiti in pediatria per la stessa ragione. Con i disagi che ne conseguono. Mia figlia è stata spostata più volte di stanza così, quando aveva appena iniziato a parlare e fare amicizia con la vicina di letto, è stata trasferita. Con i problemi che facilmente si possono capire. Mi chiedo davvero se, a fronte dell’eccellenza della nostra sanità, la politica si renda conto di come scelte basate solo sui tagli mortifichino gli operatori e i cittadini. Auguro alla presidente della Regione Debora Serracchiani e a tutta la sua giunta di non dover mai testare gli effetti delle decisioni che prendono».

Un finale piuttosto “pepato” ma, pare, eccessivo. Perchè i tagli della sanità, in questa vicenda, sembrano c’entrare molto poco, quasi niente. A precisarlo è il direttore generale, Mauro Melato, affidandosi a una nota stringata. Dice: «Per ragioni organizzative e di razionalizzazione delle risorse, la Direzione dell’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico ha ritenuto opportuno, dal primo al 4 gennaio di accorpare l’area della degenza medica del Dipartimento di Pediatria all’area di degenza chirurgica del medesimo Dipartimento. Tale intervento si è reso opportuno e possibile per la fisiologica contrazione dei ricoveri chirurgici nel periodo festivo, cui si contrappone, considerato il picco epidemico influenzale, l’incremento degli accessi di Pronto Soccorso e dei ricoveri in area medica, e la possibilità che la media di assenze di personale fosse aumentata».

Come dire: c’erano emergenze di altro genere, non quelle chirurgiche, e dunque razionalizzare è stata una scelta non a rischio. Tesi sposata anche dalla dirigente infermieristica, Rosa Maria Bortoluzzi. «In realtà non è successo nulla, non è stato un accorpamento fatto per necessità, ma solo perchè c’erano meno degenti nell’area chirurgica. Succede sempre così, in periodo festivo. Prevedevamo più ricoveri in area medica e si è puntualmente verificata la necessità. Abbiamo deciso di mettere assieme le due degenze - continua la dottoressa - spostando un paio di pazienti, non di più. Capisco che la signora, che sta battagliando da un anno per la sua bambina, possa avere una sensibilità particolare, ma il personale c’era, non ci sono state carenze di nessun tipo. Abbiamo costantemente monitorato la situazione, e quando sono diminuiti i posti liberi si è deciso di tornare indietro. Mi spiace che la signora abbia avuto questa sensazione - conclude la dirigente infermieristica - ma, ribadisco, era tutto sotto controllo».

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