Pochi clienti e troppe tasse: addio al Tamoil di Barcola

Dopo 27 anni di attività chiude il distributore di carburanti di viale Miramare. I gestori: «Già comunicato la disdetta, a settembre molliamo». Rebus sul futuro
Il distributore di carburanti Tamoil a Barcola
Il distributore di carburanti Tamoil a Barcola

TRIESTE Ancora una bandiera bianca che si alza sul fronte degli impianti di carburante della provincia di Trieste. Ad arrendersi alle difficoltà economiche e in particolare alla crisi che ha colpito il settore negli ultimi anni, sono questa volta i gestori del distributore Tamoil di viale Miramare 233, di fronte alla pineta di Barcola. Una resa che arriva dopo quasi trent'anni di attività ininterrotta, cominciata con il marchio Aquila e poi passata attraverso una serie di compagnie petrolifere fino ad oggi.

«Abbiamo già comunicato la disdetta ed a settembre lasceremo la gestione dell'impianto - afferma la titolare Lucia, che insieme al marito Massimo porta avanti l'attività -. Ogni volta che ci penso mi viene il magone. Sono esattamente 27 anni che siamo qui. Ho sempre amato questo lavoro e sono legata a tutti i nostri clienti più affezionati, i quali peraltro, una volta saputa la decisione, hanno già manifestato tutta la loro amarezza, oltre alla solidarietà nei nostri confronti. Adesso a 53 anni sono costretta a voltare pagina ed a ricominciare tutto daccapo». Insieme alla stazione di servizio carburante, i gestori lasceranno anche la conduzione del bar adiacente, che rientra nel pacchetto controllato dalla compagnia petrolifera.

Le motivazioni che hanno portato alla decisione di gettare la spugna sono condizionate da diversi fattori. «È chiaro che da quando non ci sono più i contingenti di benzina agevolata, le cose sono cambiate - spiega la titolare -. A questo si aggiungono la crisi economica e la concorrenza dei distributori sloveni, dove c'è sempre la fila di macchine, al contrario di quello che accade qui, nonostante i prezzi del carburante siano in linea o addirittura inferiori. E poi il fatto che siamo continuamente massacrati dallo Stato con tasse, imposte e quant'altro. I nostri margini si sono ormai ridotti a soli 2 centesimi al litro, mentre in Slovenia sono più del quadruplo. I conti insomma non tornano ed in pratica si è costretti a lavorare in perdita. È evidente che in questo modo non si può andare avanti».

Quella del distributore di viale Miramare è solo l'ultima faccia di una crisi che negli ultimi anni ha pesantemente colpito il settore, soprattutto dalle nostre parti. Un dato su tutti: degli 86 impianti attivi in provincia di Trieste 25 anni fa, adesso ne sono rimasti aperti solo una trentina. Poco più di un terzo. Nel 2007, ultimo anno di assegnazione dei contingenti di benzina agevolata ex zona franca, erano 130 milioni i litri di carburante erogati, tra benzina e gasolio, nella nostra provincia. Adesso si fa fatica a raggiungere quota 50 milioni di litri: in pratica una perdita che supera il 60%, contro una media nazionale che si assesta intorno al 17%.

«Per spiegare questo crollo dobbiamo valutare una serie di situazioni - osserva Mario Millo, presidente provinciale Figisc Confcommercio -. Dalla crisi economica alla fine dell'agevolata, passando per la concorrenza slovena e per il fatto che ad usufruire della tessera regionale sono solo i privati e non le imprese. Va anche considerato il fatto che molte compagnie petrolifere hanno abbassato i prezzi del carburante alla base per combattere la concorrenza slovena, ma andando in questo modo ad intaccare il margine di profitto dei gestori e dunque gli stessi introiti. Si può stimare che ogni anno nelle province di Trieste e Gorizia ci siano qualcosa come 200 milioni di litri di carburante che "emigrano" in Slovenia: questo significa altrettanti milioni di euro che non entrano nelle casse statali e regionali, senza considerare l'indotto collegato alle spese dei clienti nei negozi e supermercati d'oltreconfine».

Dunque un circolo vizioso dal quale è difficile uscire. E il futuro si presenta tutt'altro che roseo. «Se lo sconto regionale resterà in vigore si andrà avanti con questo trend, sia pur con grande fatica - conclude Millo -. Se invece non sarà così, si prospettano tempi ancora più duri per le fasce confinarie. A quel punto è ipotizzabile che a Trieste rimarrà attiva solo una decina di distributori».

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