«Poca assistenza sul territorio: così si intasa il Pronto soccorso»
La sanità non è soltanto ospedali. Ma è anche (e soprattutto) assistenza territoriale. Lo sanno le Acli provinciali che nei giorni scorsi hanno lanciato un forte grido d’allarme, lo sa il Tribunale del malato che è il portavoce per eccellenza delle istanze dei cittadini.
Il mancato sviluppo dell’assistenza sul territorio comporta un appesantimento del lavoro del Pronto soccorso nel più classico dei meccanismi di causa-effetto. «La riforma sanitaria regionale - spiega il coordinatore del Tdm Sergio Trani - attribuisce grande importanza alle cure primarie, puntando ad implementare il contributo dei medici di famiglia e dei pediatri con la nascita dei “Centri di assistenza primaria”. Ma già da tempo il cittadino chiede una maggior disponibilità e attenzione da parte di alcuni medici di base e pediatri verso i propri assistiti al fine di evitare inutili ricorsi al Pronto soccorso con lunghe attese».
Una preoccupazione che trova subito un’eco politica. Giuseppe Cingolani, consigliere comunale del Pd, denuncia che pare essere a rischio «uno dei punti principali della riforma sanitaria: l’incremento dell’assistenza sul territorio. Il Piano attuativo locale (Pal) prevede entro il 2015 l’apertura di 2 centri di assistenza primaria, che dovrebbero garantire per 24 ore su 24 la presenza di medici di medicina generale, di infermieri, di specialisti e di strumenti diagnostici anche per diminuire gli accessi impropri al Pronto soccorso.
Tutto ciò, si dice, verrà realizzato “compatibilmente con la realizzazione di interventi edilizi necessari e l’acquisizione della strumentazione e del personale necessario”. Ma c’è un particolare che fa riflettere: tra i finanziamenti previsti, nemmeno un euro è dedicato all’avvio dei Centri di assistenza primaria. Chiederemo al più presto la convocazione della commissione Welfare del Comune di Gorizia, per fare chiarezza su molti punti del Pal e per formulare precise richieste alla Regione». Quindi, la lotta è appena iniziata. Su questo tema, abbiamo contattato il direttore sanitario dell’Ass Laura Regattin. Ha annunciato che risponderà a tutti i quesiti nei prossimi giorni.
Ma ecco altre proposte avanzate dal Tribunale del malato. «La riforma prevede l’ospedale come “luogo di cura delle acuzie” mentre le cronicità vengono demandate al territorio: cure che in un ospedale come quello di Gorizia, che già alla sua apertura evidenziò carenze di spazio, dovranno essere necessariamente erogate nel minor tempo possibile per poi trovare continuazione sul territorio. Va evidenziato, però, che l’attuale strutturazione deve essere rivista e potenziata. La carenza di personale, già inadeguato all’interno delle strutture ospedaliere, e un turnover del personale quasi bloccato - continua Trani - è uno dei problemi principali della neocostituita Azienda sanitaria e a cui far fronte quanto prima».
Concludiamo con i numeri. Nel 2014 al Tribunale del malato si sono rivolti parecchi cittadini: «Chi per informazioni e chiarimenti, in particolare sulle richieste di pagamento di vecchie prestazioni sanitarie, chi per denunciare casi di malasanità. Questi ultimi sono stati complessivamente 31: 6 hanno riguardato il reparto di Ortopedia, 3 il Pronto soccorso e la Medicina, le rimanenti sono sparse per i vari reparti e Cup», spiega il coordinatore del Tdm. Che aggiunge: «Nel 2014 abbiamo constatato una riduzione delle lamentele dei cittadini per trattamenti arroganti e maleducati da parte del personale sanitario. Evidentemente la lotta fatta in questi anbni dal Tdm, sulla base delle segnlazioni dei cittadini, ha portato a un miglioramento dei rapporti fra personale sanitario e paziente».
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