Plauso da Salvini a Zingaretti per il gesto di Mattarella e Pahor

TRIESTE La restituzione del Narodni dom alla comunità slovena, «che avviene secondo precise scadenze temporali, ci consente di realizzare un obiettivo fondamentale per le nostre democrazie: riconoscere e valorizzare il pluralismo delle identità. Solo così le nostre società escono rafforzate, lanciando un messaggio di grande valore e solidarietà rivolto anche alle generazioni più giovani». È il messaggio letto dalla ministra degli Interni Luciana Lamorgese prima della firma in Prefettura della restituzione del Narodni doma alla comunità slovena, alla presenza dei due presidenti, Sergio Mattarella e Borut Pahor.
Ma le cerimonie di oggi stanno suscitando numerose reazioni nella comunità politica locale e nazionale.
Dichiara il presidente della Regione Fvg Massimiliano Fedriga: «Sono contento che i presidenti Mattarella e Pahor siano venuti alla Foiba di Basovizza perchè finalmente c’è un riconoscimento universale che forse metterà a tacere tanti che ancora vivono nel negazionismo e vivono nell’offendere la memoria di tanti italiani che hanno sofferto». Quanto alla stretta di mano «è stato un bellissimo gesto - aggiunge Fedriga -. Ringrazio il presidente Mattarella e il presidente Pahor che di fronte alla foiba hanno voluto tenersi per mano e ridare dignità alle vittime da parte di entrambe le parti».
Così il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza: «È una giornata molto importante ed è veramente un'emozione pensando che dieci anni fa ero riuscito a portare i tre Presidenti d'Italia, Slovenia e Croazia in piazza Unità per il concerto dell'Amicizia del 13 luglio 2010. E oggi, il Presidente Mattarella e il Presidente Pahor sono qui, alla Foiba di Basovizza. Continua così quel processo di pacificazione in cui ho creduto fermamente e per il quale mi sono impegnato nell'arco di vent'anni e ritengo di esserci riuscito».
Il ministro ai Rapporti col Parlamento Federico D'Incà scrive su Twitter: «L'immagine dei due Capi di Stato di Italia e Slovenia che si tengono per mano davanti alla foiba di Basovizza è di una forza dirompente. Ci parla dell'Europa che dobbiamo costruire, insieme, superando gli odi e le differenze etniche».
Così invece lo scrive il Vice Presidente della Camera Ettore Rosato su Facebook: «Cento anni fa l'incendio fascista del Narodni Dom di Trieste, oggi la sua restituzione alla comunità slovena. Il Presidente Mattarella e Borut Pahor, Presidente sloveno, in visita ai luoghi della memoria, un momento di grande valore simbolico per la storia della città. Questa mattina alla Foiba di Basovizza, monumento nazionale, luogo che racconta una pagina terribile della nostra storia. Essere qui oggi è la dimostrazione che per ogni fine c'è sempre un nuovo inizio difendiamo con forza lo spirito di collaborazione, dopo tante tragedie creiamo un futuro più libero e sereno per i nostri figli».
Il segretario del Pd Nicola Zingaretti commenta: «Il Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella e il Presidente della Repubblica di Slovenia Borut Pahor si tengono per mano a Trieste davanti alla foiba di Basovizza e al Narodni Dom. Gesti apparentemente semplici, ma che invece simboleggiano la pace, la concordia tra i popoli, la volontà di lottare per un'Europa nuova e più forte, unita nella memoria e nella speranza».
Dichiara il capo della Lega Matteo Salvini: «Bene, bene perché qualcuno a sinistra ha negato per anni, per decenni le stragi delle foibe, dove sono stati massacrati migliaia di cittadini italiani per la sola colpa di non essere comunisti e italiani. Dopo tanti anni riprendersi per mano tra Italia, Slovenia, tra popoli è fondamentale ed è fondamentale anche ridare dignità a quei morti perché per qualcuno c'erano morti di serie A e serie B. È un'immagine che rende giustizia di tanti silenzi e di menzogne dei cosiddetti intellettuali di sinistra».
Voce critica invece quella della leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni: «Colpisce la potenza simbolica dell'immagine del Presidente Mattarella che si tiene per mano con l'omologo sloveno Pahor davanti alla Foiba di Basovizza. Da molto tempo si chiedeva un atto solenne di questo tipo nel complesso cammino di riconciliazione che Italia e Slovenia stanno facendo. Rimane però l'amarezza per la sbagliata equiparazione tra gli infoibati italiani e i quattro terroristi del Tigr con l'omaggio richiesto dal governo sloveno al cippo di Basovizza e la scelta di celebrare questa cerimonia proprio nel centenario dell'incendio del Narodni dom di Trieste. Così come non è condivisibile la scelta di trasferire la proprietà dell'edificio alla comunità slovena, visto che l'Italia aveva già ampiamente dato il suo risarcimento con la ricostruzione del Teatro sloveno di via Petronio. Dunque, amarezza e delusione per una giornata che sarebbe potuta essere storica ma che si trasforma in una grande occasione mancata».
La deputata dem Debora Serracchiani, che ha seguito la cerimonia a Basovizza, afferma: «Mattarella e Pahor hanno compiuto un gesto potente, la dimostrazione di una volontà di pace che va oltre ogni polemica. A Trieste e a tutta l'area del nostro tormentato confine orientale viene data l'occasione di costruire un futuro nuovo. I gesti forti dei due presidenti aprono la strada al riconoscimento di storie, al rispetto reciproco anche tra memorie che non possono essere condivise: un grande passo avanti e un esempio da seguire».
Il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, dopo essersi espresso contro la restituzione del Balkan, commenta: «La presenza per la prima volta del presidente della Repubblica Mattarella alla foiba di Basovizza è un importante e ulteriore atto di omaggio alle vittime della pulizia etnica attuata dai comunisti guidati da Tito. Ancor più rilevante la presenza del presidente della Slovenia Pahor. Per la prima volta un rappresentante di uno degli Stati nati dalla fine della ex Jugoslavia si reca sul luogo di uno dei più tragici eccidi di italiani. Lascia perplessi che l'omaggio agli italiani innocenti sterminati per odio etnico, venga accompagnato dalla visita a un monumento eretto a quattro sloveni condannati nel 1930 a seguito di gravissimi atti criminali. Non sono eventi assimilabili».
Riproduzione riservata © Il Piccolo