Bocce, carte, tocai e amicizie: Pizzul e la sua Cormons, tra vigneti e confini

Era nato e cresciuto a Cormons, settemila abitanti in provincia di Gorizia, dove ricaricava le sue energie. “Tutto molto bello”, diceva nelle telecronache

Fabrizio Brancoli
Bruno Pizzul a Cormons, foto Petrussi
Bruno Pizzul a Cormons, foto Petrussi

Si ferma la voce che tutti conoscono, il narratore delle partite, un domatore di parole che ha accompagnato gli italiani del bianco e nero e del colore. Quanti gol, quante delusioni, quanta vita raccontata sotto la pelle della passione di un Paese per il calcio.

È morto Bruno Pizzul, si spegne il microfono di un’emozione collettiva che è durata per decenni. Memorabile telecronista Rai, classe 1938, nato e cresciuto a Cormons, settemila abitanti in provincia di Gorizia, vigneti e confini.

“Tutto molto bello”

, diceva nelle telecronache.

È anche un modo di vedere la vita.
La Cormonese fu la prima squadra a tesserarlo come calciatore: era il team dell’oratorio. Cormons non era un luogo dove tornare ogni tanto; era casa, lo è sempre stata.

Il legame con Cormons, la sua terra di origine

«Qui - sue parole in un’intervista ad Avvenire nel 2022 - c’è la casa dei miei genitori che hanno vissuto oltre i novant’anni. Non ho mai reciso il cordone con la mia terra madre e dopo oltre quarant’anni di Milano, città che stimo e che mi ha dato tanto, con mia moglie abbiamo deciso di tornare a vivere qui, a riparo da quella frenesia alla quale peraltro non mi sono mai piegato».

Poi i ricordi: «Nei quaranta giorni di terrore sotto la minaccia di Tito (1 maggio-12 giugno 1945), ricordo che in paese le famiglie si erano divise, vivevano nel sospetto e nel rancore reciproco delle opposte fazioni pro e contro la Jugoslavia. Un uomo di dialogo e illuminato come don Rino Cocolin, futuro arcivescovo di Gorizia, capì che noi ragazzi dovevamo rimanere uniti e per questo ci lanciò un pallone scucito e pieno di gobbe e ci disse: 'Ora giocate tutti insieme'. Era l’unico pallone di Cormons, e i genitori vedendo i figli giocare felici placarono il loro odio».

Cormons: il suo benefit speciale

A Cormons aveva un benefit speciale: intercettava il cambio delle stagioni. Le piante che fioriscono, gli uccelli che migrano o tornano. Cose che in città restano nascoste dai piani alti dei palazzi. La Rai a Milano, le amicizie con gli altri grandi del giornalismo e dello sport, i viaggi in tutto il mondo; ma anche la trattoria Mukerli in paese, le bocce, il tocai. Gli amici. E le parole: un vocabolario ricchissimo e una grammatica impeccabile, parole dissertate e diffuse generosamente, fino al fischio finale, quando si fermano, perché c’è da ringraziare e salutare, da restituire la linea come alla fine di una trasmissione. Tutto molto bello, Bruno.

Addio a Bruno Pizzul, voce storica del calcio italiano

 

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