«Più voli con la Sicilia e il turismo aumenta»

di Stefano Bizzi
I siciliani a Gorizia e nel Friuli Venezia Giulia diventano un marcatore economico in grado di rilanciare i voli low-cost e il turismo nell’Isontino e in regione. Detta in altri termini e in modo più ampio, l’Università di Udine ha presentato alla società Aeroporto Fvg un’indagine socio-demografica tesa a sviluppare i flussi di traffico aereo tra lo scalo di Ronchi e quelli della Sicilia.
Tutto nasce da una richiesta dell’Associazione culturale dei siciliani di Gorizia che vorrebbe voli regolari e a costi contenuti con l’isola. L’input del presidente Salvatore Colella è stato raccolto dal professor Vincenzo Orioles che con un’equipe composta da due studentesse di Relazioni pubbliche e una del corso in Studi europei ha raccolto ed elaborato i dati disponibili. Al 31 gennaio di quest’anno i siciliani residenti a Gorizia erano 698. Divisi per province i più numerosi sono i palermitani (159) seguiti dai messinesi (128) e dai catanesi (124). Le altre province hanno in media una cinquantina di rappresentanti a testa con oscillazioni più meno marcate verso l’alto (Agrigento e Trapani, con 75 e 73) o verso il basso (Caltanissetta e Enna, con 34 e 28). In molti per raggiungere i parenti si servono degli aeroporti di Treviso o di Venezia. A spostarsi appena possono ci sono anche i 50 militari inquadrati nella Brigata “Pozzuolo del Friuli” e i 51 carabinieri del 13° Reggimento Friuli Venezia Giulia.
Una voce particolarmente interessante riguarda poi la presenza di universitari. Dalla ricerca emerge che nelle sole facoltà dell’ateneo giuliano gli iscritti provenienti dalla Sicilia erano 268, senza contare i docenti. «Per avere dei collegamenti regolari – spiega Colella – è necessario uno studio e come associazione abbiamo chiesto all’università di verificare quali possono essere i flussi potenziali con la nostra terra d’origine. Dal 31 marzo dello scorso anno è operativo il volo per Trapani e ora, in via sperimentale, c’è quello per Catania limitato al periodo estivo e natalizio. Lo studio non serve solo a noi, ma può portare anche a un interscambio turistico». «Lavoreremo fino ai primi di ottobre – aggiunge il professor Orioles -. Da parte della società aeroportuale c’è stata grande collaborazione. Lo studio ha portato all’attivazione dei voli sperimentali, ma vorremmo ampliarlo. È un peccato non utilizzare lo scalo come potrebbe essere utilizzato. Il prossimo obiettivo potrebbe essere studiare le potenzialità dei Paesi pronti a entrare nell’Ue. Dalla Serbia al Montenegro guardano tutti all’Italia con molto interesse. I voli low-cost portano studenti che poi possono diventare parte del sistema economico locale».
Non si dimentichi che sempre più spesso le mete si scelgono in base alle offerte promosse dalle compagnie aeree. Ormai sono le tariffe a rendere più o meno appetibile un luogo. In questo senso lo studio da nn lato guarda all’interregionalizzazione del Friuli Venezia Giulia, dall’altra alla sua internazionalizzazione. Sia sociale, sia economica.
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