Più tempo ai sindaci per chiudere i bilanci
TRIESTE. I Comuni avranno più tempo per approvare i bilanci. Paolo Panontin, firmando domani un apposito decreto, “regalerà” ossigeno a sindaci con l’acqua alla gola causa il patto di stabilità, ma anche per le incertezze legate all’incasso di Imu e Tares. Il rinvio, di circa un mese, è una pronta risposta della Regione alle richieste avanzate dal Consiglio delle Autonome e dall’Anci del Friuli Venezia Giulia.
La trattativa con Roma
Il decreto era già pronto, fa sapere l’assessore regionale. Si trattava solo di fissare le date: «Abbiamo aspettato l’esito della trattativa con Roma sul decreto pagamenti della pubblica amministrazione e siamo stati quindi in grado di pianificare l’agenda».
Il doppio posticipo
Nel dettaglio, il passaggio in giunta sposta il termine ultimo per i bilanci consuntivi 2012 al 30 giugno anziché a fine maggio e quelli previsionali 2013 a fine luglio anziché al 17 giugno. «C’erano troppe condizioni di incertezza legate al rispetto del patto di stabilità e alle entrate da Imu e Tares – commenta ancora l’assessore Panonin –. Molti Comuni si trovavano in oggettiva difficoltà e avevamo dunque già ipotizzato questo tipo di provvedimento. Chiariti alcuni passaggi con Roma, abbiamo ora concretizzato una misura che consente ai Comuni di procedere con più serenità alla chiusura dei loro bilanci».
L’allarme dei sindaci
Nei giorni scorsi il primo allarme si era alzato dal Cal. Ettore Romoli, presidente del parlamentino delle autonomie e sindaco di Gorizia, aveva chiesto proprio il rinvio dell’approvazione dei conti comunali o, in alternativa, un anticipo della manovra regionale di assestamento di bilancio.
I tagli
Gli enti locali attendono infatti pure un qualche rimedio ai tagli subiti in Finanziaria 2013 con i Comuni maggiori che risultano maggiormente colpiti (-20,2%) rispetto a quelli medi (-14%) e piccoli (-11%). Nella manovra di fine 2012 la giunta Tondo riuscì infatti solo in parte ad attenuare le conseguenze di compartecipazioni tributarie in discesa per 65 milioni rispetto all’anno precedente. Al punto che l’intero sistema conta per quest’anno 71,8 milioni in meno (-17,4%), con il dimagrimento più pesante, oltre che per i Comuni capoluogo, per le Province (-20,4%).
I 20 milioni della Tares
Per fare un paio di esempi eclatanti Trieste si ritrova con 13 milioni in meno da una Finanziaria all’altra e Gorizia con 3,3 milioni in meno nell’ultimo biennio. Come primo intervento Romoli sollecita in particolare la redistribuzione di 20 milioni che sono stati trattenuti sul capitolo Tares (una quota pari allo 0,3%), tassa che verrà invece pagata direttamente dai contribuenti.
Il decreto paga-debiti
Ma c’è anche il nodo del patto di stabilità, che è stato solo parzialmente risolto dall’ampliamento degli spazi di pagamento infilato nel decreto paga-debiti. Si tratta di un totale di 48 milioni riconosciuto agli enti locali Fvg, che potranno così sbloccare risorse di cui beneficeranno le imprese che hanno già realizzato opere pubbliche ma non potevano essere saldate a causa appunto dei vincoli del patto.
Gli spazi per il Fvg
Una prima stima parlava di un centinaio di milioni di euro. In realtà nelle ultime settimane le richieste sono arrivate a toccare una cifra più bassa, circa 60 milioni. Il governo ha risposto “liberando” spazi di pagamento per 48 milioni. Non si tratta di risorse “vere” trasferite da Roma alla periferia, ma di possibilità di spesa extra patto di stabilità.
La richiesta dell’Anci
Un passo in avanti che secondo l’Anci non è però decisivo. Mario Pezzetta, il presidente dei sindaci, chiede altri 90 milioni oltre a quelli già inseriti nella giunta Tondo (altri 90) nella scorsa finanziaria. «Si è aperto uno spiraglio – commenta Pezzetta –, ma le risorse sono ancora insufficienti a coprire il fabbisogno espresso dai Comuni». Nell’attesa, è evidentemente una buona notizia il rinvio delle scadenze per il bilancio di previsione e del consuntivo.
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