Più “portaborse” in giunta, scontro in aula
TRIESTE. Tre addetti di segreteria in più per la presidente Debora Serracchiani e due per il vice Sergio Bolzonello. E il Consiglio regionale, alla prese con la lunga maratona della Finanziaria, s’infiamma. Dai banchi del centrodestra partono le accuse di sperpero di denaro pubblico e Renzo Tondo, a cui il presidente del Consiglio Franco Iacop non concede abbastanza spazio per parlare, abbandona l’aula. Indignato. Bolzonello, che all’una e mezzo è costretto a saltare il pranzo proprio per sistemare carte e documenti – «Mi mancano collaboratori, devo pure controllare la posta... Vedi?» – perde le staffe. La governatrice vorrebbe spiegare un po’ meglio ma Iacop zittisce pure lei. Offesa, guadagna la porta. Il caos sulla questione domina buona parte del pomeriggio.
Un pomeriggio cominciato con una tesa riunione tra la maggioranza e la giunta, intenzionata a proporre un emendamento (poi ritirato) per estendere al personale dei gruppi il divieto di avere un altro lavoro. È solo l’assaggio, perché la questione “portaborse” – sollevata a mezzo comunicato dal forzista Rudy Ziberna – ritorna in aula grazie a Tondo. L’ex presidente mal digerisce l’infornata di addetti, ma la decisione è già passata ai piani alti della Regione: per ingaggiare i cinque segretari è stato coinvolto il direttore generale, Roberto Finardi, che nei giorni scorsi ha incontrato i sindacati. L’organico a disposizione di Serracchiani, che a inizio legislatura aveva fatto a meno di un autista personale, salirà così da 3 a 6 unità e quello di Bolzonello da 3 a 5. Ziberna va a testa bassa: «In un momento di crisi è singolare la richiesta di portare addirittura a 6 addetti della presidente e a 5 quella del vicepresidente». Per Ziberna gli innesti nell’organico servirebbero alla governatrice per meglio gestire gli incarichi nazionali: «Visto che una parte significativa del suo tempo attualmente è dedicato a soddisfare le esigenze non già della Regione ma del Pd, di cui è vicesegretaria nazionale, perché non addebitare i costi al partito anziché ai cittadini della nostra regione?». Tondo rincara: «Se si allargano le maglie delle assunzioni a chiamata alzeremo le barricate».
Bolzonello ribatte piccato: «Questa è demagogia, io ho le deleghe di tre assessori che nella legislatura precedente avevano ben dodici addetti. Mentre io ho un solo autista e tre dipendenti, di cui due interni, che non riescono nemmeno a gestire l’ordinario». Anche l’assessore Paolo Panontin contrattacca: «Abbiamo incarichi con tante deleghe, puntare il dito su questo è fuori luogo». Malumore tra i sindacati. «Questo è un modo per nascondere i costi della politica», rimarca Andrea Fumis (Cgil). In giornata la nota chiarificatrice della Regione, firmata dal direttore generale Roberto Finardi: «La decisione deriva dalla considerazione del carico di lavoro aggiuntivo cui sono sottoposte queste strutture in ragione della moltiplicazione delle responsabilità dei vertici regionali».
Precisando che «l’atto, illustrato nel corso di un tavolo d’informativa sindacale, sta per essere adottato», Finardi evidenzia che la presidente ha assunto, dall’inizio del mandato, gli incarichi di commissario della terza corsia e di commissario al dissesto idrogeologico, e che dovrà assumere quello di commissario straordinario per l’area di crisi industriale complessa di Trieste». Per quanto riguarda il vicepresidente, «questi assomma su di sé competenze che in precedenza erano distribuite su più assessorati. Questa è una norma regolamentare che – aggiunge il direttore – apre a una possibilità cui si potrà andare incontro non necessariamente ricorrendo a personale esterno».
Serracchiani respinge «con sdegno» l’insinuazione, avanzata da Ziberna, secondo cui il personale potrebbe essere utilizzato per soddisfare esigenze correlate a cariche di partito nazionale. «Il Pd – risponde – mi ha assegnato una segreteria a Roma che segue le pratiche connesse al ruolo di vicesegretaria. Sarei confortata di sapere che chi mi critica dedica alla nostra Regione almeno il tempo che vi dedico io».
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