Più di 30mila armi in Fvg, "ma nessuna impennata"

TRIESTE. In Friuli Venezia Giulia circolano migliaia di armi. Se ne contano almeno 30mila tra cacciatori, sportivi, collezionisti e appassionati. O, in misura molto ristretta, tra privati cittadini che temono per la propria incolumità e si sentono più sicuri con una pistola nel cassetto. Ma non è una corsa alla revoltella, tanto meno alla carabina, quella che si registra in regione. I dati, stando ai numeri di prefetture e questure, appaiono pressoché stabili un po’ ovunque. Lo erano prima e lo sono ora nel bel mezzo del dibattito sulla sicurezza e sulle nuove norme che il Parlamento sta varando.
La giustizia “fai da te”, dunque, non trova particolare cittadinanza in questo angolino d’Italia. Certamente non a Trieste: nel capoluogo, ad esempio, sono meno di una quarantina le persone autorizzate a tenere un’arma nella propria abitazione per proteggersi in caso di pericolo. Il fenomeno, conferma il prefetto Annapaola Porzio, è davvero contenuto: «Non si segnala un incremento di nessun genere», afferma la commissaria di governo. «Chi fa domanda, lo fa soprattutto per motivi di carattere sportivo. Non c’è alcun elemento di preoccupazione legato alla sicurezza pubblica».
Un affresco preciso dell’intero territorio regionale è comunque un esercizio piuttosto arduo. Anche perché, come lasciano intendere gli esperti, probabilmente esiste una percentuale di sommerso di cui non si ha evidenza. Ma quel che è certo è che la “detenzione” e il “porto d’armi” non vanno collegati automaticamente alla difesa personale, tutt’altro: rispondono piuttosto a esigenze sportive e di caccia che naturalmente prevedono un utilizzo limitato all’attività e a un luogo ben circoscritto, come i poligoni e le riserve.
A Udine, comunque, dove tra cacciatori e amanti del tiro al volo l’incidenza risulta più marcata, sono circa 5mila i detentori di armi, per un totale di 15 mila “pezzi”. Pistole e fucili, soprattutto, mentre il 10-20%, grossomodo, sono armi bianche, cioè spade, coltelli o pugnali. La sola questura locale dà il via libera ogni anno a 1.200-1.400 rinnovi di porto d’armi. A questi vanno aggiunti gli oltre 500 permessi approvati dei Commissariati di Tolmezzo e Cividale. In terra friulana sono comunque di fronte a una diminuzione nelle licenze, comprese le “carte europee”, vale a dire i nulla osta a cacciare in altri Paesi dell’Unione . «Da noi non c’è una grande spinta ad armarsi, nel 2016 abbiamo registrato anzi un calo», chiariva già negli scorsi giorni il questore di Udine, Claudio Cracovia. In aumento, invece, i respingimenti delle domande di rilascio di porto d’armi, dovuti evidentemente ad accertamenti sull’affidabilità dei richiedenti.
Inversione di tendenza a Pordenone, invece, dove si conta una crescita di domande: il 10% in più per un totale di 5 mila possessori di porto d’armi in tutta la provincia. Oltre 2 mila le licenze per i cacciatori, quasi 3 mila per la pratica sportiva. E a Gorizia? 9.623 le denunce di detenzione. Un numero in aumento. Ma nessuna preoccupante corsa all’armamento: si tratta perlopiù di licenze legate alla pratica sportiva, sebbene nel territorio manchino poligoni specializzati.
Il grilletto attrae poco i triestini come segnalano i numeri in mano alla Prefettura del capoluogo: 38 i cittadini privati a cui nel 2016 è stato concesso il porto d’armi per difesa personale, dunque non per cacciare e neppure per svolgere attività sportive come il tiro al volo. Erano 33 nel 2015. Perlopiù imprenditori o semplici cittadini che si sentono «minacciati e insicuri», spiegano alla Prefettura di Trieste.
Persone comuni, insomma, di cui non è semplice tracciare un vero e proprio identikit. Il numero sale considerevolmente se si tiene conto di professioni specifiche come le guardie giurate: 330 i permessi rilasciati nel 2015 a Trieste e 338 nel 2016, mentre le richieste per il 2017 sono ancora in corso d’istruttoria. Ma, puntualizza ancora il prefetto Porzio, «non abbiamo nessun fenomeno anomalo sul porto d’armi. Stiamo parlando di dati tutt’altro che allarmanti. Naturalmente bisogna capire il motivo per cui una persona si fa avanti, ma è certo che le domande vengono fatte soprattutto per ragioni legate ad attività sportive. Parliamo di appassionati. Confermo quindi che non abbiamo registrato alcuna impennata».
Sul fronte legislativo la norma che il Parlamento si sta apprestando ad approvare non manca tuttavia di scaldare gli animi, vista la delicatezza del campo su cui il provvedimento va ad agire. «In effetti - rileva il procuratore generale presso la Corte di Appello di Trieste Dario Grohmann - la questione non è affatto semplice. Quando si vanno a toccare norme che disciplinano situazioni con interessi contrapposti e così distanti tra loro, arrivare a un bilanciamento è complesso per il legislatore. Ciò si rifletterà sui giudici che un domani dovranno applicare la legge. Sono situazioni estremamente complicate. Il mio, comunque, è un commento di natura prettamente tecnica».
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