Più controlli all’ex civile di Gorizia

Chiusi tutti gli accessi al pianoterra. Cura anti-vandali dell’Ass isontina che vuole vendere lo stabile. Il direttore generale dell’Azienda sanitaria Cortiula: «Ma non c’è nessun compratore»
Bumbaca Gorizia 14.09.2013 Ex Ospedale Civile Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 14.09.2013 Ex Ospedale Civile Fotografia di Pierluigi Bumbaca

Si vende, non si vende? Quale sarà il destino del vecchio ospedale civile di via Vittorio Veneto che oggi è in preda al degrado ed è alla mercè dei vandali? L’abbiamo chiesto al direttore generale dell’Ass isontina, Gianni Cortiula che è tornato a presidere l’Azienda sanitaria dopo la parentesi Bertoli (oggi tornato a fare il direttore sanitario).

«Le vendite - dice - si fanno se c’è qualcuno che vuol comprare e, al momento non si direbbe. Però non è vero che il vecchio ospedale sia alla mercé dei vandali. Per quanto ci è stato possibile abbiamo rivitalizzato l’intera area dislocandovi importanti servizi aziendali. Certo, convengo sul fatto che mantenere una struttura pubblica con grandi possibilità di accesso è di per sé problematico, ma noi abbiamo provveduto ad ostruire tutti gli ingressi al pianoterra e, ogni settimana, dai cunicoli di servizio il personale fa un giro di verifica. Anche le forze dell’ordine ci danno una mano in tal senso, segnalandoci eventuali anomalie. Infatti negli ultimi mesi non abbiamo più notizie di visite sgradite».

Che fare di quell’immenso scatolone vuoto? Raderlo al suolo per valorizzare tutta l’area circostante come prevede il progetto “Giovani alla frontiera”? O ospitare al suo interno un centro universitario d’alta formazione come abbozzato dal Gect? Oggi c’è un’unica certezza e basata aprire gli occhi e guardare l’edificio: lo stabile comincia a degradarsi e a invecchiare precocemente. Del resto, senza manutenzioni è questo il suo destino. Le infiltrazioni e le intemperie stiano portando l’ex ospedale civile di via Vittorio Veneto ad un repentino (e assolutamente prevedibile) invecchiamento, come testimoniano le foto. E sono passati pochissimi anni dal trasloco nel nuovo (e troppo piccolo) San Giovanni di Dio. Sì, il pregevole stabile a croce di Lorena sta soffrendo in silenzio. Il trasferimento nelle palazzine laterali del dipartimento di prevenzione e del distretto sanitario alto isontino oltre ad altri servizi ha avuto, quantomeno, un merito: la parte terminale di via Vittorio Veneto, quella a ridosso del confine, stava risentendo gravemente del trasferimento dell’ospedale. Con il recupero delle due palazzine laterali si è avviato un processo di restituzione alle funzioni urbane di un’area della città che rischiava l’abbandono.

Intanto, la dirigenza dell’Ass ha ratificato il provvedimento di «trasferimento al patrimonio disponibile degli immobili non utilizzati e non necessari ai fini istituzionali»: un passaggio importante perché propedeutico all’avvio dell’alienazione dei beni aziendali. In altre parole, i vertici dell’Ass isontina hanno individuato, nell’ambito del comprensorio dell’ex ospedale di Gorizia, degli edifici necessari per l’esercizio delle funzioni istituzionali e pertanto «ascrivibili al patrimonio indisponibile e gli edifici non più necessari per l’esercizio delle stesse pertanto ascrivibili al patrimonio disponibile - si legge nella delibera aziendale -. Risulta altresì necessario per sgravare gli edifici non più necessari all’Azienda dagli oneri fiscali di legge, nonché per poter procedere alla loro alienazione necessita sancire la loro disponibilità». Saranno così di fatto dismessi il corpo centrale dell’ex nosocomio, l’edificio “ex infettivi”, l’ex stabulario, il fabbricato che un tempo accoglieva le suore, la struttura che ospitava il forno inceneritore e l’ex cucina. Non soltanto: nel provvedimento, firmato dal direttore generale Gianni Cortiula, si prevede l’inserimento nelle disponibilità anche dell’ex obitorio (e del relativo spiazzo) di via Toscolano.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo