«Più che Tiare shopping ci fa concorrenza QLandia»
Una contrazione degli affari notevole. Che sia imputabile alla crisi piuttosto che all’avvento di “Tiare shopping” è difficile (quasi impossibile) stabilirlo. Ma un calo delle vendite, indiscutibilmente, c’è stato nei negozi della città e della provincia e i periodici report sulle poche aperture e sulle tante chiusure parlano da soli.
E a confermarlo è Benedetto Kosic, presidente mandamentale di Ascom-Confcommercio, uno che non ha paura di dire le cose e non è mai stato un “politico”. «È quasi un anno che è aperto Tiare shopping? Beh, la ripercussione c’è stata sulle nostre attività perché, nel frattempo, abbiamo registrato diverse altre chiusure. Il panorama - attacca Kosic - è desolante: il nostro comparto versa in gravissime condizioni. Inoltre, il parco commerciale villessino ha amplificato le nostre difficoltà: diventa sempre più difficile tenere le serrande aperte».
Aggiunge il presidente mandamentale di Confcommercio: «Forse, Tiare shopping ha accontentato qualche consumatore in più con la sua offerta ma, francamente, ho dei seri dubbi su quanto abbia giovato all’economia isontina. Mi dicono che durante la settimana il centro commerciale è vuoto o quasi: lavora soprattutto nei fine settimana o quando piove». Un altro dato è la creazione di posti di lavoro che sono, nella stragrande maggioranza dei casi, regolati da contratti a tempo determinato secondo la regola della flessibilità sì, ma a senso unico (cioé pro azienda e non certamente pro lavoratore). Non a caso, i Centri per l’impiego della Provincia e l’assessore provinciale alle Politiche attive del Lavoro Ilaria Cecot, non più tardi di ieri, hanno puntato il dito contro l’utilizzo smodato dei voucher. «Moltissimi lavoratori - ribadiscono oggi - vengono inseriti con questa tipologia lavorativa e non sono tracciabili attraverso le comunicazioni obbligatorie che i datori di lavoro inviano ai Centri per l’impiego».
Ma torniamo agli effetti goriziani. «Diciamo che non è andata nè peggio nè meglio di quanto personalmente mi aspettavo. L’avvento di Tiare shopping non ha certamente aiutato il piccolo commercio», taglia corto Kosic.
Un altro osservatore acuto e attento delle dinamiche commerciali cittadine è Beniamino Ursic, commerciante pure lui e presidente dell’associazione “Le Nuove Vie”. Esordisce con un paragone che calza a pennello. «Tiare shopping? Prendo in prestito una massima popolare: ogni albero che cresce fa un po’ di ombra. Essendo il parco commerciale villessino un grosso albero, ecco che l’ombra è notevole. Cosa voglio dire? Che è indiscutibile che un determinato flusso di goriziani vada a Tiare shopping. Ma se volete che la dico tutta, secondo il mio parere, quella maxi-struttura non ha poi inciso così tanto sulle nostre attività. Semmai, è più decisiva la contrazione dei consumi generalizzata che ci ha penalizzato e che sta penalizzando lo stesso Tiare shopping: da Villesse, infatti, non mi arrivano notizie di negozi strapieni, che fanno affari d’oro, che non conoscono la parola “crisi”. Anche la grande distribuzione soffre».
Ursic fa un’altra considerazione. «Credo che il commercio goriziano, più che avere penalizzazioni da Tiare shopping, soffra maggiormente la concorrenza dei centri commerciali di Nova Gorica. Sono vicinissimi a casa e, soprattutto nei fine settimana, sono zeppi di persone che parlano italiano».
Resta una provocazione finale che buttiamo là per alimentare il dibattito: ma non sarebbe stato più utile mettere in piedi un centro commerciale in città, coinvolgendo gli stessi negozianti cittadini? Oggi ci si ritrova senza la grande distribuzione “in casa” ma siamo letteralmente accerchiati da attività di questo tipo sorte nelle vicinanze.
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