Più cattedre in palio che candidati in gara

La beffa del concorso per insegnanti di sostegno colpisce il Friuli Venezia Giulia: gli aspiranti sono il 10% in meno dei posti

TRIESTE. «Ci sarebbe voluto un po’ di sale in zucca», dice Adriano Zonta della Cgil Flc. «C’è stata una evidente leggerezza del ministero», aggiunge Donato Lamorte della Cisl scuola. «Paghiamo una programmazione sbagliata», le parole di Ugo Previti della Uil. Le nuove critiche sul concorso 2016 riguardano il paradosso degli insegnanti di sostegno nelle scuole primarie. Anche in Friuli Venezia Giulia, contrariamente all’attesa coda per conquistare un lavoro, ci sarà un minor numeri di aspiranti (51) rispetto ai posti a disposizione (56). Il 10% in meno. La denuncia, con tanto di numeri regione per regione, arriva dall’associazione professionale Anief. Nel mirino c’è la decisione del Miur di non fare accedere alle prove concorsuali, oltre ai laureati, pure gli specializzandi sul sostegno che concluderanno il corso formativo entro il 2015, compresi coloro che tra pochi giorni otterranno il titolo.

«Una preselezione eccessiva», secondo l’Anief. Al punto che, fatti i conti di chi ha presentato domanda ordinaria attraverso il portale “Istanze online”, il prossimo 6 maggio, giorno della prova scritta per gli aspiranti al ruolo in quell'ambito dell'insegnamento, in diverse regioni si riscontrerà un numero di candidati più basso dei posti messi a bando. Con la conseguenza di mancate assegnazione per 523 unità.

Il portale “Tuttoscuola” snocciola lo scarto. Il più alto in Lombardia (753 candidati per 1.148 posti, 395 scoperti), ma lo stesso accade in Veneto (274 candidati per 346 posti), Piemonte (333 candidati per 378 posti), Liguria (126 candidati per 132 posti) e appunto Friuli Venezia Giulia (51 candidati per 56 posti). Un Friuli Venezia Giulia in cui come altrove, nei mesi scorsi, i docenti sovrannumerari sono stati coinvolti in un corso di specializzazione proprio per il sostegno. Ma non in tempo per partecipare, con il titolo necessario, al concorso. Secondo l’Anief non si tratta di carenza di persone. La responsabilità «è tutta del Miur, la cui rigidità nel preselezionare gli aspiranti insegnanti contrasta pure con la decisione del Tar del Lazio di dire sì alla richiesta dei docenti di ruolo di partecipare alle prove in programma nelle prossime settimane». Un quadro ben noto al sindacato regionale. «Ci sono anche altre classi di concorso che evidenziano una situazione del genere - osserva Zonta -; comprendo che non si possa far partecipare chi ancora non è specializzato, ma il problema sta a monte. Sono troppo anni che non si abilitano e non si specializzano le persone, sarebbe stato più opportuno allargare le maglie per risolvere finalmente il nodo del precariato. Visto come è stato invece formulato il concorso, meglio sarebbe chiamarlo, anziché “ordinario”, “riservato”».

«Se si finisce con il non assegnare posti che potrebbero essere coperti non può che esserci stata una sottovalutazione da parte del ministero, sarebbe stato sufficiente spostare qualche data - è invece il commento di Lamorte -. Il risultato è un danno per l’istituzione scolastica posto che, per quel che riguarda il sostegno, la norma di riferimento chiede docenti specializzati». «Ciò che mi preme sono innanzitutto i ragazzini: all’inizio dell’anno scolastico è necessario che siano coperti dagli insegnanti», dice infine Previti ricordando i dati più recenti in regione. Al 30 ottobre 2015 risultavano 3.223 alunni con certificazione di disabilità, il presupposto per l’attribuzione delle misure di sostegno e di integrazione, di cui 1.444 in provincia di Udine, 848 nel Pordenonese, 486 in provincia di Trieste e 445 nell’Isontino, per un totale di 1.654 insegnanti loro assegnati (745 a Udine, 420 a Pordenone, 253 a Trieste, 236 a Gorizia). «I docenti di sostegno servono ancor di più in una regione in cui, per la coscienziosità delle famiglie, ci sono più allievi, rispetto ad altre parti d’Italia, con certificazione. Il paradosso dei posti scoperti - conclude il segretario della Uil - è l’effetto di una programmazione sbagliata che ha dimenticato troppo a lungo i corsi di specializzazione».

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