Più caldo e meno predatori, meduse star a Ponterosso

Rive invase dalle “botti di mare”, spinte in gran quantità fino al Canal Grande. L’esperto: «Con la pesca intensa degli ultimi anni, diminuiti i loro competitori»
Alcuni esemplari di botte di mare, o polmone di mare, in gergo locale “botta marina”, ben visibili fin all’interno del canale di Ponterosso (Foto Massimo Silvano)
Alcuni esemplari di botte di mare, o polmone di mare, in gergo locale “botta marina”, ben visibili fin all’interno del canale di Ponterosso (Foto Massimo Silvano)

TRIESTE. Il golfo è pieno di meduse. Ne sono comparse tante, in questi giorni, anche nel Canal Grande. Un fenomeno certamente non frequente, ma neppure inedito, che sta catturando l’attenzione di chi, in questo periodo di serrata forzata, si reca comunque al lavoro o va a fare la spesa, passando lungo le Rive o nella zona di Ponterosso, e immortala il tutto con delle foto scattate dai cellulari, tante delle quali sono già finite puntualmente sui social. «Si tratta della nostra comune botte di mare chiamata anche polmone di mare – spiega Maurizio Spoto, direttore dell’Area marina protetta di Miramare – ed è tra le meduse più grandi del Mar Mediterraneo. Gli esemplari piccoli compaiono in primavera mentre gli adulti di maggior dimensioni si ritrovano alla fine dell’estate e all’inizio dell’autunno.

È considerata una specie costiera, vive in superficie. Solitamente si trova in associazione con dei granchietti, che ci vivono sopra, o dei giovani pesci della famiglia Carangidae, che nuotano proprio vicino alle meduse per proteggersi dai predatori. In questo periodo è frequente, l’abbiamo vista di sicuro anche gli anni scorsi. Sono le maree che possono spingerla fino a Ponterosso. Aumenti improvvisi, magari proprio come questo, non sono rarissimi».

Nelle foto si nota come nuotino in superficie, anche tra le barche ormeggiate nel canale. C’è chi, pubblicando gli scatti su Fb, ipotizza che la massiccia presenza degli animali sia legata al numero minore di mezzi nel golfo e quindi anche a un inquinamento ridotto del mare verificatosi nelle ultime settimane. E chi pensa pure sia dovuta all’innalzamento della temperatura, dato il clima quasi estivo registrato in questi giorni. Ma Spoto ricorda come ormai da qualche anno le “botti” siano numerose nel golfo a intermittenza, in diverse stagioni.

«Difficile prevedere al momento se aumenteranno ulteriormente in futuro», aggiunge l’esperto: «Certo è che sono più frequenti perché non hanno più, come competitori, alcuni pesci. Vivono e si nutrono più facilmente quindi, in un ambiente diventato, per loro, ideale. La pesca intensa degli ultimi anni ha fatto diminuire i pesci, qui, come in altre aree in tutto il mondo – ribadisce Spoto – tanto che in qualche paese hanno iniziato a utilizzare le meduse anche in cucina».

E sul web si legge già di chef e appassionati di cucina anche in Europa, pronti a sperimentare nuove ricette, non prima di aver raccolto tutte le informazioni e le indicazioni utili. E proprio alla luce della diffusione delle meduse segnalata in diverse aree del mondo e all’interesse culinario suscitato, lo scorso anno l’Ogs, nell’ambito del ciclo di conferenze “Mare&Salute”, aveva promosso un incontro al Revoltella, con gli interventi di ricercatori ed esperti, per parlare proprio della possibilità di introdurle nei menù del futuro. Tra i relatori era intervenuto Ferdinando Boero, dell’Università degli Studi del Salento.

«Per il 70% il mondo è coperto da oceani – aveva spiegato Boero, definito il massimo esperto italiano ed europeo di meduse – e gli ecosistemi oceanici sono i più importanti del pianeta. Nel tempo abbiamo sovrasfruttato i pesci, abbiamo incrementato e migliorato i sistemi di pesca, finché si sono esaurite le risorse naturali e siamo passati agli allevamenti. Nei nostri mari ci sono sempre meno pesci e sempre più meduse, aumentano quindi gli animali mangiatori di meduse, e anche noi possiamo diventare “mangiameduse”».

Nell’occasione era stato ricordato come, su più di 1.400 specie esistenti, solo 40 siano commestibili, quelle più grandi e poco urticanti. Dai dati emersi da alcune ricerche, rese note sempre durante l’appuntamento dell’Ogs, erano state indicate come ricche di proteine, e collagene, con un’importante attività antiossidante, tale da interessare le realtà del settore cosmetico.

Sulle nostre tavole però non sono ancora arrivate. «Servono verifiche. Vanno studiate, va definita la filiera, bisogna individuare – era stato precisato – la tecnologia alimentare adeguata e i punti critici di questo processo in termini di sicurezza alimentare». Forse vederle nei nostri piatti, quindi, non sarà una possibilità così immediata. «Anche se tra una medusa e uno sgombro da gustare – scherza Spoto – non avrei dubbi su cosa scegliere».

 

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