Piscina distrutta, ecco la perizia del 2016: «Bulloni corrosi da cambiare in un anno»

La priorità indicata dal consulente era quella di sostituire gli impianti corrosi dallo iodio: l’intervento era iniziato lunedì scorso
Il crollo alla piscina Acquamarina
Il crollo alla piscina Acquamarina

TRIESTE Lavori da fare entro un anno. E con una priorità: togliere i bulloni corrosi e installarne di nuovi. Era il 2016 quando la perizia statica affidata dal Comune all’ingegner Fausto Benussi sulla piscina Acquamarina indicava gli interventi da mettere in campo al più presto per far fronte al progressivo degrado dell’impianto, intaccato dallo iodio. Benussi è il professionista che nel 97-98 si era occupato del progetto strutturale e della direzione lavori della piscina nell’ambito del progetto dello studio Berni-Varini.

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Lunedì il disastro, per fortuna senza vittime: il tetto è collassato proprio mentre due operai specializzati della ditta veneta Zara metalmeccania srl stavano sostituendo quei bulloni. Le due persone sono riuscite a scappare in tempo, non appena hanno avvertito gli scricchiolii che preannunciavano il crollo. Non si sa ancora, naturalmente, se c’è un nesso tra le operazioni degli addetti e l’incidente. E neppure se i bulloni rovinati abbiano in qualche modo inciso sul crollo, insieme al cedimento di una saldatura, riferito dagli stessi operai, e quindi oggetto di accertamenti. Sarà la magistratura a stabilirlo, nell’indagine del pm Pietro Montrone. Però la perizia, che come detto risale al 2016, è chiara: un anno.

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Ecco cosa diceva, testualmente, il documento dell’ingegner Benussi. «Sono stati rilevati fenomeni corrosivi ormai iniziati e di cui non può darsi una previsione temporale precisa in termini di loro evoluzione. Di certo sono destinati ad aumentare progressivamente e a destare la dovuta preoccupazione. Saranno in peggioramento l’ossidazione dei bulloni, al momento il fenomeno più preoccupante, e poi quella della vernice e successivamente dell’acciaio dei tubi metallici». A tali fenomeni, continua la perizia, «non può non darsi riscontro». E, ancora, «di massima potrà procrastinarsi un intervento per non più di un anno, oltre al quale si dovrà perlomeno rieseguire un monitoraggio che misuri il progredire della corrosione. Appare prioritario già adesso, o perlomeno quando si riscontri un peggioramento apprezzabile, sostituire tutti i bulloni con i medesimi nuovi zincati o cadmiati».

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La perizia suggeriva anche di compiere, come operazione successiva, la riverniciatura. Concludeva infine il documento: «Pur non ravvisandosi motivi di urgenza assoluta, va programmata di qui a un anno o poco oltre un intervento di manutenzione peraltro abbastanza ordinario su una struttura che ha più di 17 anni».

L’altolà sullo stato del tetto, a cominciare dai bulloni che necessitavano di essere cambiati, era dunque noto. Così come le tempistiche: un anno per intervenire, come si legge nel documento. Stando alla perizia, quindi, i bulloni avrebbero dovuto essere sostituiti nel 2017. Il direttore della società che gestisce l’impianto (la “2001 srl Società Sportiva Dilettantistica”), David Barbiero nei giorni scorsi ha affermato al Piccolo «che nel 2017 era stata trattata tutta la parte tubolare corrosa (compresi i bulloni, dunque, ndr) utilizzando prodotti appositi – precisava il direttore – e poi nel 2018 abbiamo proseguito con il trattamento dei ferri del cemento armato».

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Il cambio vero e proprio dei bulloni, invece, era cominciato lunedì, giorno del crollo. Sono intervenute delle modiche alla programmazione delle manutenzioni, in questi due anni? Le carte della vicenda, con i progetti, la lista dei lavori messi in atto e le ditte impiegate, sono sui tavoli della Procura.—


 

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