Pirati, chiesti 11 milioni per Bon

Ancora sequestrati cinque marinai della petroliera Savina Caylyn
Sono chiusi nel più stretto riserbo alla Fratelli D'Amato di Napoli, società armatrice della petroliera 'Savina Caylyn' (NELLA FOTO), sequestrata dai pirati intorno alle 5.30 di oggi, ora italiana, insieme al suo equipaggio, a 880 miglia dalla Somalia e a 500 dall'India. La società, che ha sede in via dei Fiorentini, opera con la una flotta di 40 navi "Panamax" bulkcarriers, sia di propietà che noleggiate dai principali armatori del mondo come Onassis di Londra, Niarcos di Atene, Oetker di Amburgo, Oldendorff di Lubeck, Quintana Maritime, società americana quotata al listino Nasdaq, e Goulandris di Londra. ANSA
Sono chiusi nel più stretto riserbo alla Fratelli D'Amato di Napoli, società armatrice della petroliera 'Savina Caylyn' (NELLA FOTO), sequestrata dai pirati intorno alle 5.30 di oggi, ora italiana, insieme al suo equipaggio, a 880 miglia dalla Somalia e a 500 dall'India. La società, che ha sede in via dei Fiorentini, opera con la una flotta di 40 navi "Panamax" bulkcarriers, sia di propietà che noleggiate dai principali armatori del mondo come Onassis di Londra, Niarcos di Atene, Oetker di Amburgo, Oldendorff di Lubeck, Quintana Maritime, società americana quotata al listino Nasdaq, e Goulandris di Londra. ANSA

Undici milioni di euro. Una cifra da capogiro. E’ ciò che i pirati somali, che l’8 febbraio hanno sequestrato la petroliera “Savina Caylyn” della quale è secondo ufficiale il triestino Eugenio Bon, 30 anni, hanno chiesto alla Fratelli D’Amato, la società armatrice di Torre del Greco. La richiesta è stata fatta martedì scorso al telefono dall’interprete dei pirati che parlava italiano e inglese. Ha detto: «Money, money, money» e ha spiegato che quel giorno tutto l’equipaggio è stato portato a terra.

«Nei prossimi giorni andrò a Roma al ministero degli Esteri per avere notizie. Dobbiamo capire», annuncia intanto il padre di Eugenio, Adriano Bon. Non nasconde la sua preoccupazione. L’ultima volta che ha parlato con suo figlio al telefono è stato in marzo. Poi il black out. E ora, seppur indirettamente, è arrivata la richiesta di riscatto.

Il personale di bordo della petroliera è stremato. Il comandante, Giuseppe Lubrano Lavandera, 47 anni, campano, ha letto al telefono un appello al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al premier, Silvio Berlusconi, al ministro degli Esteri, Franco Frattini, e al popolo italiano tutto. Racconta che manca il cibo e i rapitori alcune volte si spazientiscono e diventano violenti, il caldo è torrido. «Portateci al più presto fuori da quest’inferno», chiede. E’ chiaro che i pirati hanno fretta.

«Mio figlio, assieme ad altri due ufficiali - Crescenzo Guardascone di Procida e Gianmaria Cesaro di Piano di Sorrento - sono stati fatti salire su un' imbarcazione e portati a terra dai pirati. Questo ci è stato detto ma non c'è certezza sul trasferimento. Vero o falso? Potrebbe anche trattarsi di una notizia diffusa ad arte e il sequestro della petroliera. Chiedono un ingente riscatto e la trattativa da quanto sappiamo va per le lunghe. Sia con il nostro ministero degli Esteri, sia con la società dell'armatore Luigi D'Amato. Questo nuovo scenario ci sta mettendo tutti in apprensione...», ha detto qualche giorno fa.

E ieri lo ha ripetuto: «Questa di dire che portano a terra gli ostaggi è una tecnica dei pirati». E ha aggiunto: «Sono preoccupato...»

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