Pietro Fontanini: «Per rilanciare il Fvg servono due capoluoghi di regione»

Il presidente della Provincia di Udine “benedice” la svolta istituzionale caldeggiata dal Pd Russo per Trieste. «Sull’altro fronte va rafforzato il Friuli storico sul modello di Trento e Bolzano»
Pietro Fontanini con la bandiera friulana
Pietro Fontanini con la bandiera friulana

TRIESTE. Quando lo scorso maggio gli indipendentisti dello Scottish national party trionfarono alle elezioni del Regno Unito portando a casa 56 collegi scozzesi su 59, Pietro Fontanini esultò per un popolo «che potrà far sentire di più la sua voce e dare concretezza ai suoi diritti e alle sue rivendicazioni».

Ma il presidente della Provincia di Udine guarda anche alla Spagna: «Il 27 settembre è in programma il rinnovo del Consiglio regionale catalano e in quell’occasione verrà rilanciata la richiesta di indipendenza da Madrid».

Non stupisce quindi che il politico del Carroccio ribadisca il suo via libera alla città metropolitana di Trieste, nel contesto di una doppia autonomia regionale: dall’altra parte, nel suo modello (che è quello del Trentino Alto Adige) c’è il Friuli.

Fontanini, quanti capoluoghi di regione ha il Friuli Venezia Giulia?

Ne deve avere due. Trieste e Udine. Si deve fare a turno, come Trento e Bolzano. La regione resta unita, ma ci sono due capoluoghi dove riunire i consigli provinciali. Il modello esiste e contiene nel nome, come per il Friuli Venezia Giulia, le due aree geografiche di riferimento. Si tratta solo di copiare. Risponderemmo così finalmente alle aspirazioni autonomiste dei triestini e dei friulani. Ma bisogna fare in fretta. Anche per salvare Pordenone: dopo la distruzione della Provincia, è arrivato il taglio della Prefettura.

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Anche Trieste negli ultimi decenni ha subito e tollerato una spoliazione di ruolo e competenze. Lo trova scontato?

È la storia di Trieste. Prima ha perso il rapporto con l’Austria, poi tutto il retroterra istriano. Dopo la nascita della Regione si sono distribuiti i centri di potere.

Il Friuli ha prevaricato Trieste?

Il Friuli ha fatto i suoi interessi.

Lei sostiene da anni la doppia autonomia Fvg. Perché non la ascoltano?

Giusto riconoscere che per primo ne parlò Uberto Fortuna Drossi dei Cittadini. Inspiegabile non si ammetta che è la strada più semplice per il rilancio della regione.

Ci sta provando Francesco Russo a Roma. Il senatore triestino lancia pure una raccolta di firme. Condivide il tentativo?

Non serve in realtà più di tanto. Anche perché nello Statuto non c’è scritto che non si può fare. Il Fvg ha competenza primaria sull’ordinamento degli enti locali. Come ha istituito le Uti, una grande fesseria, può istituire la città metropolitana di Trieste da una parte e il Friuli storico dall’altra.

Quanto sono di ostacolo proprio le Uti rispetto al modello Trento e Bolzano?

Sono di grande ostacolo in Friuli. La città metropolitana di Trieste può nascere in fretta, in Friuli invece si è creata la disgregazione. Quando quasi 60 sindaci ricorrono vuol dire che siamo davanti a una legge non democratica. Anzi, mandare i commissari in casa di chi non è d’accordo è azione vicina alla dittatura. Nella sostanza, la Regione sta mostrando a Roma totale debolezza nella difesa dell’autonomia dal momento che lei stessa, con la riforma delle autonomie locali, la disconosce attuando un processo di accentramento di poteri e di finta devoluzione.

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La classe politica attuale è all’altezza del cambiamento istituzionale auspicato da più parti?

Il percorso non è difficile. Ripeto: basta copiare.

Come giudica la difesa compatta del Consiglio regionale contro l’emendamento Russo?

Ennesima dimostrazione di un Consiglio appannato, senza idee, piegato alle volontà della presidente Serracchiani. Purtroppo, in alcuna casi, lo è anche l’opposizione. Accade a Roma, con la differenza che in Parlamento si deve sottostare al voto di fiducia. Mi aspetterei un’aula più autonoma rispetto all’esecutivo, capace di dibattere, elaborare, combattere. Niente da fare, si continua con le imposizioni legislative della giunta.

La legge elettorale presidenzialista è un ricatto?

Serracchiani non ha mai minacciato dimissioni. Non capisco davvero la paura dei consiglieri.

L’ex governatore Cecotti sostiene che, perché il cambiamento abbia successo, i cittadini si devono riconoscere nell’istituzione.

I cittadini vanno senz’altro ascoltati. Spero che l’iniziativa del comitato referendario di Rivignano Teor, che punta alle due Province autonome, possa avere buon fine.

Vantaggi concreti per i cittadini?

Con la città metropolitana il porto di Trieste potrebbe conoscere un grande rilancio. Ma più in generale, con un assetto semplificato, ne trarrebbe vantaggio tutto il territorio regionale.

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