Trieste, anziano accusa:"Picchiato in strada da poliziotti sloveni"
TRIESTE «Lo hanno picchiato a sangue, ammanettato, lasciato disteso a terra, bordo strada, sotto la pioggia. Almeno mezz’ora, prima che arrivasse l’ambulanza». Un figlio che racconta la notte da incubo del padre. Sconvolto. Perché a prendere a calci e a pugni D.G. (riportiamo solo le iniziali su espressa richiesta dei familiari), di 82 anni, e a spintonare la madre, C.R., di 75, sarebbero stati due poliziotti sloveni. A quanto fa sapere la famiglia, senza alcuna motivazione.
La coppia di pensionati triestini aveva oltrepassato il confine a bordo di una Punto nel tardo pomeriggio di venerdì. Una breve gita, come tante altre. Una cena in Slovenia, a Cosina, una manciata di chilometri dall’Italia. E poi il ritorno a casa. Nemmeno troppo tardi. Erano le 21.30 quando i coniugi, lui un ex operaio, lei una casalinga, si trovavano a un passo dal valico di Pese. Non correvano. Non con quelle condizioni atmosferiche. Pioveva a dirotto e il conducente aveva qualche difficoltà per la scarsa visibilità. Tanto da imboccare un breve tratto di rotonda in contromano.
Un’infrazione stradale osservata da una pattuglia della polizia locale, prontamente intervenuta a bloccare l’auto italiana e a chiedere i documenti al guidatore. Tutto in regola, pare: carta d’identità, patente, libretto. Quindi un tentativo di dialogo, complicato dalla lingua.
C’è stata qualche parola di troppo? Una reazione scomposta? «Papà e mamma dicono che non c’è stato nulla che abbia potuto innervosire le forze dell’ordine», assicura il figlio. E invece, d’improvviso, D.G. si è ritrovato a terra, tra le pozzanghere, «colpito da un pugno in pieno viso». Pure la signora, sempre stando alla ricostruzione di ieri, sarebbe stata spintonata, dopo aver cercato di intervenire a difesa del marito, e sarebbe a sua volta caduta. Nei confronti dell’anziano triestino, finito appena oltre la carreggiata, nei pressi di un distributore, i due poliziotti sloveni avrebbero aggiunto altri calci e pugni. E lo avrebbero infine ammanettato. Alla richiesta di aiuto non ha risposto nessuno. La signora si è quindi rialzata e faticosamente si è incamminata lungo la carreggiata alla ricerca di soccorsi.
«Dopo qualche chilometro – prosegue ancora il figlio – ha raggiunto un locale pubblico ed è riuscita a telefonarmi informandomi dell’accaduto. Erano le 23.30». Nel frattempo, l’ambulanza chiamata dalla polizia slovena aveva trasportato il ferito all’ospedale di Isola. «Quando sono arrivato l’ho trovato già ricoverato. A fianco, quasi fosse una vicenda da repubblica sudamericana, i poliziotti erano diventati quattro, uno era disteso nel lettino a fianco». L’atteggiamento? «Erano totalmente ostili. Con me dialogavano in inglese, ma tra loro parlavano in sloveno. Mi è stato impossibile comprendere la loro versione. Ma, visto come sta mio padre, evidentemente colpito al volto e dolorante in varie altre parti del corpo, ci sono pochi dubbi su come siano andate le cose. Per evitare poi che si intervenisse con manipolazioni, mi sono rifiutato che gli venissero fatti gli esami tossicologici. È stata l’unica contestazione che ci è stata fatta. Non risultano denunce, tanto meno l’arresto».
Al figlio della coppia, durante la notte, è stata però sequestrata la carta d’identità (come pure quella del padre, assieme alla patente). E solo all’alba, quando in ospedale sono arrivati due funzionari del consolato italiano a Capodistria, «un attimo dopo che avevano minacciato di arrestarmi, il clima si è rasserenato. I poliziotti se ne sono andati e ci è stato consentito di riportare a Trieste papà con un’ambulanza arrivata da Lubiana». Alle 8 un nuovo ricovero, alla Salus. «Fortunatamente, non sembrano esserci ferite troppo gravi. Una costola è rotta con versamento pleurico, è saltato un dente, ci sono ecchimosi conseguenti ai pugni. Un controllo importante sarà quello sulla colonna vertebrale, perché mio padre ha subito alcuni anni fa un’operazione importante di natura cervicale. È successo qualcosa di incredibile. E ci sentiamo perfino fortunati se pensiamo che due uomini giovani, alti e grossi, hanno picchiato sotto la pioggia un signore di oltre ottant’anni».