Picchiato a San Giacomo, in rianimazione

Entra in un bar e stramazza a terra ubriaco e insanguinato. Polizia al lavoro per chiarire il “ruolo” di due uomini
Il bar di via San Marco dove è stato soccorso l'uomo aggredito
Il bar di via San Marco dove è stato soccorso l'uomo aggredito

Era gonfio di botte, sanguinante e fuori di sé. È stramazzato ai piedi del bancone di un locale appena aperto, e dunque ancora deserto, con dentro il solo barista. Vi si era infilato, sfinito, come a voler cercare disperatamente un rifugio. Nei paraggi, in quel momento, neanche un’ombra. Pestato con ferocia da altri? O rovinato malamente a terra da solo per i troppi bicchieri scolati nella notte? Quanto ha inciso un precedente parapiglia con due persone, a loro volta ubriache e già idientificate dalla polizia? Sono volate solo parole o pure dei colpi proibiti? E, al caso, quanto forti sono stati? Gli investigatori della Questura e i dottori di Cattinara stanno lavorando in queste ore per dare una risposta a tali domande. Per dare un senso a quanto capitato a San Giacomo ieri mattina, quando un 54enne triestino di cui non sono state rese note le generalità, seguito dal Dipartimento di salute mentale, si è appunto presentato sulla soglia del bar buffet “Cinque porte” di via San Marco, all’angolo con via Broletto, prima di crollare sul pavimento in un bagno di sangue. In breve l’uomo è stato accompagnato a bordo di un’ambulanza del 118, con una primissima diagnosi che parlava di trauma cranico-facciale e frattura a una gamba, al Pronto soccorso di Cattinara. Qui le sue condizioni, ritenute molto gravi, con lesioni estese e visibili su buona parte del corpo e il sospetto scoppio di un’orbita oculare, ne hanno imposto il ricovero in Rianimazione, in prognosi riservata.

Il soccorso dei sanitari e l’intervento dei poliziotti della Squadra volante sono scattati verso le otto e mezza di ieri mattina, quando al “Cinque porte” hanno dato l’allarme. «Proprio a quell’ora - racconta il barista - stavamo aprendo il locale. Noi iniziamo più tardi di altri da queste parti poiché la notte lavoriamo fino a tarda ora. Mentre la titolare è andata a prendere i giornali, io ho sollevato la saracinesca, l’ho lasciata a tre quarti, sono entrato per spegnere l’allarme e accendere le luci. Il tempo di farlo e, al momento di girarmi, me lo sono trovato di fronte, insanguinato, caduto praticamente di faccia. Ho cercato di aiutarlo, di sollevarlo, non si reggeva, gli ho chiesto come stava, mi ha risposto che aveva forti dolori da più parti. Non ci è sconosciuto, è un avventore, che di solito però, se viene, viene la sera, non al mattino. Abbiamo chiamato il 118. È arrivata così un’ambulanza, seguita quindi dalla polizia».

Le prime notizie circolate al mattino, che davano per assodata un’aggressione selvaggia, nel corso della giornata - mano a mano che andavano avanti le ricostruzioni da parte degli agenti della Questura - sono state attraversate da una serie di perplessità.

Lo stato di ubriachezza in cui versava sia il 54enne finito all’ospedale sia gli altri due uomini poi rintracciati e sentiti dalla polizia, ritenuti protagonisti del “parapiglia”, non porta in effetti a escludere la possibilità che le ferite più serie siano state causate da cadute autonome. Per questo gli investigatori della Squadra mobile e i medici di Cattinara, cui competono chiaramente gli approfondimenti clinici, restano in stretto contatto. Al momento non risulta alcun provvedimento a carico di nessuno. Non esistono indagati insomma, ma - almeno per ora - soltanto un uomo grave all’ospedale. Questo, purtroppo, è l’ultimo di una serie di episodi di cronaca nera localizzati ultimamente tra via San Marco e dintorni, dall’incendio doloso nell’officina della trasversale via Marco Polo alla storia della dipendente del bar all’angolo con Campo San Giacomo cacciata e denunciata dai titolari perché “immortalata” dalle telecamere nascoste, installate nel locale dalla polizia, a intascare un tot di soldi dal fondocassa quando restava sola.

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