Piazzale “allargato”, padre Moro assolto a Trieste
Il rettore di Monte Grisa aveva autonomamente ampliato la zona dei posti auto. Poi il dietrofront decisivo dopo la denuncia
Lasorte Trieste 10/11/15 - Via Pellico, Unione degli Istriani, Massimiliano Lacota e Padre Moro
Assolto con formula piena. Alla fine padre Luigi Moro, il rettore del Santuario di Monte Grisa, è uscito indenne dal processo che lo vedeva accusato di aver deturpato, con lavori non autorizzati, il piazzale antistante il tempio. Assistito dagli avvocati Micol Minetto e Luca Maria Ferrucci, padre Luigi, che aveva provveduto ad ampliare l’area parcheggi, venendo accusato dall’Ispettorato forestale di aver effettuato modifiche non autorizzate, ha potuto tirare un gran sospiro di sollievo. Il rettore di Monte Grisa aveva poi ricreato la stessa situazione paesaggistica che aveva trovato al suo arrivo. «Un passo indietro – spiega l’avvocato Minetto – che ha fatto cadere l’accusa».
Il piazzale, realizzato all’epoca della costruzione del tempio, oramai più di mezzo secolo fa (l’inaugurazione avvenne il 22 maggio del 1966), era stato disegnato con la prospettiva di ospitare automobili in numero limitato. Cinquant’anni or sono, la quantità delle vetture in circolazione era sensibilmente inferiore a quella odierna. Di conseguenza, padre Moro, per agevolare i fedeli più anziani e deboli, quelli con qualche problema di natura fisica, aveva pensato di risistemare la zona, aumentando la superficie utilizzabile dalle automobili. Nei dintorni del piazzale, i volontari che avevano aiutato il sacerdote, avevano trovato immondizie di vario tipo, portandole negli appositi contenitori. «Si era trattato perciò di un intervento fatto a fin di bene – racconta Salvatore Porro, consigliere comunale di Fratelli d’Italia, molto vicino a padre Luigi – per abbellire i dintorni del tempio e venire incontro alle necessità di una certa fascia di fedeli».
Va anche ricordato che il piazzale più grande, quello destinato ad accogliere le corriere, è situato a qualche centinaio di metri da Monte Grisa, chiesa che, per essere raggiunta da tale sito, impone di fare una salita che non tutti riescono ad affrontare con tranquillità.
D’altra parte però, l’Ispettorato forestale non aveva fatto altro che operare secondo regola, denunciando un’opera che non era prevista. Poco importa che fosse nei pressi di una delle chiese più visitate del territorio provinciale.
Alla fine, padre Moro non ha potuto fare altro che desistere dal suo disegno, ripristinando la stessa situazione paesaggistica precedente alla denuncia. «Questo però gli ha permesso di uscire nel modo migliore dal processo – conclude l’avvocato Minetto – cioè con l’assoluzione con formula piena». Alternative, va detto, non ce n’erano. Avesse insistito nel suo volere, padre Moro sarebbe certamente uscito sconfitto dall’aula di via del Coroneo, perché la legge non permette di modificare il paesaggio pubblico in ragione di una visione individuale, per quanto originata da un intento benevolo e positivo.
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