Piazza Sant’Antonio-Canal Grande, i progetti top con vista sull'acqua GUARDA I RENDERING

TRIESTE «La riqualificazione di piazza Sant’Antonio e del tratto conclusivo del Canale è il tassello finale». Andrea Dapretto, assessore ai Lavori pubblici, coglie l’occasione delle premiazioni del concorso di idee lanciato dal Comune per ricordare il percorso complessivo «di recupero dell’area con i cantieri conclusi in largo Panfili, via Trento, piazza Ponterosso e che include anche il Ponte curto». Con «punto di caduta», piazza Sant’Antonio e la riapertura del Canal Grande nello spazio davanti alla chiesa.
L’auditorium del Revoltella, gremito, celebra i vincitori della selezione. Con Roberto Cosolini, a fine mandato e in piena campagna elettorale, che ricorda a tutti: «La progettazione passerà ora di nuovo al vaglio dell’amministrazione. Questo è stato un concorso di idee, non la scelta progettuale definitiva».
È intuibile che comunque la decisione della commissione giudicatrice - presieduta dal direttore dell’Area lavori pubblici del Comune, Enrico Conte - avrà il suo peso. I risultati del lavoro di valutazione hanno sancito l’affermazione della piazza d’acqua, che può scomparire nel caso ad esempio di manifestazioni o concerti organizzati sul posto, elaborata dal gruppo di Sagrado degli architetti Daniela Anzil e Giampaolo Zeroni, dell’ingegner Massimiliano Modena e del consulente architetto Marco De Stefani.
Lo stesso Zeroni certifica in primo luogo come il progetto «accontenti entrambe le opzioni», cioè quella di chi vuole veder l’elemento acqua raggiungere il sagrato della chiesa di Sant’Antonio e chi invece preferisce una piazza: una vasca ribassata di 90 centimetri rispetto al livello della strada attorno, poi degli scalini in fondo al Canale e al centro un simbolico incrocio che porta in direzione delle chiese delle diverse comunità religiose presenti in città.
A ciò si legano, ai lati, i masegni da recuperare per la pavimentazione e dei dehors con tende estensibili su due lati sotto cui ospitare sedute, stalli per bici, mercatini o tavolini dei locali. Il tutto - da realizzare in due lotti (prima la piazza, poi le sponde) - con sistema di illuminazione a led non diretta verso lo specchio acqueo. Zeroni ha anche richiamato, come fonte di ispirazione, il progetto firmato all’epoca da Gigetta Tamaro, scomparsa due settimane or sono.
Bolognese la seconda piazza con l’architetto Paolo Chierici, che punta a riaprire il Canale sino quasi all’altezza di via Dante con un ponte fra via Filzi e via San Spiridione, continuando verso la chiesa con una scalinata («per esaltare il rapporto della città con il mare») e una fontana centrale accompagnata ai lati da alberature «per enfatizzare la vista della facciata» dell’edificio di culto.
Al terzo posto il gruppo guidato dall’architetto Barbara Fornasir e composto anche dall’ingegner Fausto Benussi, dagli architetti Rossella Gerbini e Franco Umeri, con consulenti Giulia Sponza, Massimiliano Fittipaldi e Giovanni Franzil e Vittorio Sgarbi. L’idea progettuale vuole far risaltare «le qualità architettoniche dei palazzi e ricreare le attività commerciali un tempo ospitate sulle barche nel Canale.
Per questo abbiamo pensato - le parole di Fornasir - a due passerelle in legno sistemate sull’acqua con tende che coprano cinque postazioni per lato. Tutto a un metro e mezzo più in basso rispetto all’argine. Infine, una gradinata che porta al sagrato della chiesa. Una tribuna naturale in caso di spettacoli».
Infine, menzione speciale per il lavoro dell’architetto Agata Lacava con la consulenza di Marcello Papa, Tanja Ognjanovic e Valeria Morucci. Anche qui si tratta di una piazza d’acqua che però si sviluppa «in piano fino al punto dove arrivava in origine il Canale. Una rampa la raccorda allo spazio antistante il pronao della chiesa», la spiegazione di Lacava. Che ha pensato a un livello d’acqua di pochi centimetri, con erogatori e luci a led sottostanti e nascosti, pronti a entrare in azione.
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