Piazza Cavana gremita per dire 'no' all’ordinanza anti-suonatori di strada
Continua la protesta dei musicisti di strada triestini al regolamento con cui il Comune si appresta a istituire un''Anagrafe' che impone il divieto, se non muniti di patentino, di esibirsi in piazze e strade cittadine
Tamburi, chitarre, violini, fisarmoniche, trombe, flauti, maracas e nastri colorati: sono stati loro gli strumenti del dissenso, ieri sera, in una piazza Cavana stracolma di gente in festa. Centinaia di persone si sono date appuntamento in questo angolo del centro per dire no - in musica - al regolamento con cui il Comune si appresta a istituire l’”Anagrafe” degli artisti di strada, vietando loro di fatto di esibirsi (se non muniti di patentino) in piazze e strade cittadine.
A partecipare alla manifestazione, nata come iniziativa spontanea di vari gruppi di musicisti di strada, centinaia di persone di ogni tipo ed età. Dai giovani ”alternativi” alle signore della Trieste bene, per tutti la parola d’ordine era manifestare pacificamente, ma rumorosamente, suonando i più svariati tipi di strumenti, cantando e ballando.
Ogni angolo di piazza Cavana è stato occupato da suonatori di strada e da piccole band più o meno improvvisate. Tutto attorno capannelli di persone intente a ballare o semplicemente ad ascoltare divertite: impossibile non battere il ritmo con i piedi.
Molti i volti noti presenti in piazza (così gremita che verso le 19 si sono rischiati veri e propri ingorghi). C’erano, tra gli altri, il Cittadino Roberto Decarli, il Verde Alfredo Racovelli, il segretario del Pd Roberto Cosolini. «È bello - ha commentato Cosolini - vedere manifestazioni come queste, pacifiche e allegre, a dimostrazione del fatto che la città ha voglia di gioia e positività. Credo che c’erano cose più urgenti e importanti di cui il sindaco Dipiazza avrebbe potuto occuparsi prima. L’ordinanza ha come obiettivo reprimere chi disturba e molesta il prossimo suonando? Ebbene, si punisca solo chi molesta davvero, non tutti indiscriminatamente».
Tanti, ieri, i look originali, anche stravaganti, ma assolutamente in tema con la serata. Come quello di Anna, monfalconese, truccata e vestita da clown: «Per anni ho lavorato negli ospedali per portare la clown therapy e regalare un sorriso ai bambini che soffrono - ha commentato -. L’allegria è una grande medicina e aiuta a vivere meglio, in qualsiasi forma essa venga suscitata, anche con la musica e l’arte di strada: il sindaco Dipiazza non può tentare di vietarla». Poco distante da Anna, spuntava tra la folla un cappello da asino, munito di orecchie di peluche; sul cappello, scritta con un pennarello, si poteva leggere una frase: «Evviva il sindaco».
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